Ripartire dalle energie femminili

Nel ripensare ai cambiamenti strutturali necessari a ridare slancio alla nostra economia,un ruolo decisivo dovrà ricoprire il sostegno all’occupazione e all’ imprenditorialità femminile.Col progressivo ritorno alla normalità, l’occupazione femminile corre i maggiori rischi, oltre che per la crisi produttiva, anche per la dipendenza da fattori extra-economici, in particolare dai servizi per l’infanzia e dalla scuola. Le decisioni in questo settore avranno conseguenze anche sul lavoro femminile.
Se si confronta la situazione europea, emerge come le donne italiane non siano gravate, più delle altre donne europee, da responsabilità nella cura dei figli, ma sono al primo posto nel dover rinunciare al lavoro per far fronte da sole a tale responsabilità per la quale non trovano aiuto nell’organizzazione scolastica, né in quella del lavoro e familiare. I dati parlano chiaro. Le donne (18 – 64 anni) con responsabilità di cura dei figli sono in Italia il 29,2%,poco più della Germania (27,2%) ma meno della media europea pari al 31,4%, della Francia (35,5%) e persino della Danimarca (33,3%).Ma mentre in Danimarca solo lo 0,9% delle donne non lavora per prendersi cura dei figli (1,4% in Germania, 3,5% in Francia e 3,7% nella media europea) l’Italia risulta, con l’11,1%, il paese europeo dove più donne sono costrette a rinunciare a un impiego per curare i figli.(Fig.1) La centralità della scuola, non solo come agenzia educativa ma anche come pilastro sociale, emerge con chiarezza e spiega anche le scelte operate da paesi come la Danimarca nella fuori uscita dal lockdown.

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