Matera capitale culturale d’Europa … sapremo sfruttare l’occasione?

di Giuseppe Roma.

Dopo le fibrillazioni con la Ue su immigrati, deficit e manovra, il 2019 inizia consacrando una città italiana, e per giunta del Mezzogiorno, a capitale europea della cultura. Melina Mercuri e Jack Lange lanciarono questa iniziativa nel lontano 1985, e da allora 70 città europee (comprese Firenze, Genova e Bologna) si sono laureate – con modalità e forme diverse – regine della cultura continentale. Poiché il programma prevede una turnazione, l’Italia tornerà eleggibile fra 14 anni, nel 2033, e anche per questo non dovremmo sprecare questa opportunità.

Non mancano critiche alla scelta, visto che a essere battute da Matera sono state titolatissime concorrenti come Siena, Ravenna, Perugia e Lecce. Un insediamento rupestre di architettura popolare ha prevalso su Piazza del Campo e Simone Martini, su Sant’Apollinare e Galla Placidia, sul Perugino o sul barocco leccese. Il riscatto di un luogo di miseria rispetto allo sfarzo della grande tradizione artistica italiana, non va considerata un’ulteriore vittoria del populismo, ma la necessità di allargare l’interesse culturale verso fenomeni di confine. Tendenza confermata dall’attenzione dell’Unesco verso la cosiddetta cultura materiale, confermata anche dalle scelte dei viaggiatori.

Matera è già da tempo meta di consistenti flussi turistici che vanno gestiti riaffermando anche i valori della sua recente storia. Una città che a partire dal dopoguerra ha sempre dialogato con gli intellettuali come Carlo Levi, Scotellaro, Cartier-Bresson, Pasolini, Rossi Doria o Ernesto De Martino. Adriano Olivetti ne fece il territorio privilegiato delle sue sperimentazioni urbanistiche comunitarie e l’Unesco l’ha proclamata, nel 1993, sito del patrimonio mondiale dell’umanità. Gli eventi internazionali sono generalmente occasione per riqualificare i territori interessati, come è stato per l’Expo milanese.

A Matera non si è riusciti a realizzare i collegamenti indispensabili a renderla facilmente accessibile, in attesa da decenni. E non si trattava neanche di opere ciclopiche. Le stesse manifestazioni previste sono raffinate e diffuse, a partire dall’inaugurazione con le bande musicali marcianti, le istallazioni “site specific” e le luci rivolte al cielo. Con Matera 2019 speriamo, almeno, dir far luce sullo straordinario patrimonio del Sud (metà dei siti Unesco italiani e praticamente tutta l’archeologia fuori Roma) che purtroppo continua ad attrarre appena il 19,5% delle presenze turistiche del Paese.

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *