Mettere in gioco le energie del Mezzogiorno

A dieci anni dalle turbolenze della finanza globale, il solco fra Mezzogiorno e resto del paese sembra essersi ancora più approfondito. Una vera e propria secessione sociale che ormai differenzia il paese per condizioni reddituali e di vita, per dinamiche familiari e situazione delle giovani generazioni. Media e social media, poi, amplificano il malessere presente nelle regioni meridionali, ricorrendo ad argomenti e denunce note da tempo, ma senza dare senso alla giustificata denuncia.
Infatti, negli ultimi settant’anni, il divario in termini di reddito pro capite, non si è modificato praticamente mai, nonostante le ricette e gli sforzi profusi siano stati molti e diversificati, a partire dall’ Intervento Straordinario per finire ai Patti Territoriali e all’ Imprenditorialità giovanile.
Il dualismo territoriale sembra refrattario a qualsiasi terapia. Persino fra Germania Est e Ovest, in condizioni ben diverse e con investimenti poderosi, le distanze si sono ridotte fino a un certo punto, ma poi l’inseguimento è finito, e il prodotto per abitante dell’Est ristagna fra 50 e 60% rispetto a quello dell’Ovest, in modo non molto differente da quanto succede fra Nord e Sud in Italia.
Nonostante sappiamo tutto sulle distanze esistenti, non è univoca l’analisi sulle ragioni che determinano tali differenze.Il pensiero meridionalista è impegnato nel fornire un’interpretazione attuale e convincente, che purtroppo non riesce a coinvolgere la politica e l’opinione pubblica dell’intero paese per tramutare le intenzioni in concrete azioni.

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