Sindacati in piazza, con la benedizione degli industriali

di Giuseppe Roma

Era da parecchio tempo che Roma, e una sua grande piazza, non si riempiva con la presenza effettiva di migliaia di manifestanti. Non i gilet gialli, che stanno facendo litigare governanti italiani ei francesi, ma le pettorine rosse, verdi e blu di Cgil, Cisl e Uil. Non un popolo ululante, ma pacato, formato da quella generazione intermedia fra i trenta e sessant’anni che costituisce il nerbo produttivo del paese. Lo stesso mondo dell’impresa ha mostrato interesse per questa mobilitazione sindacale, con qualche adesione locale e rilievo da prima pagina sul Sole24Ore, unico caso fra i grandi quotidiani nazionali.

Una manifestazione che svela un lato del nostro paese poco rappresentato dai media, quello delle persone normali che con il loro lavoro contribuiscono ogni anno a realizzare il valore aggiunto indispensabile a far funzionare il paese, e la base fiscale indispensabile a far diventare realtà propositi redistributivi e assistenziali. Una consapevolezza che traspare dalle parole d’ordine rilanciate dalla piazza e dal palco. Il ricorrente cartello nel corteo “Non siamo il vostro bancomat” rende esplicito il senso di frustrazione di un ceto medio che paga le tasse e da cui, prima o poi, lo Stato preleva la linfa per dar corso alle sue politiche discrezionali. Solidarietà e aiuto a chi è in difficoltà, ma non una totale inversione nella gradazione dei bisogni, fino al punto da rendere conveniente non aver nulla, piuttosto che darsi da fare.

La direzione verso cui sembra marciare il popolo del lavoro è quella degli investimenti privati e pubblici, per l’industria e per le infrastrutture. Una presa di posizione netta – confermata dalla presenza delle trivelle di Ravenna – a favore dell’innovazione e delle tecnologie, perché la macchina produttiva possa far crescere l’occupazione, strada maestra per combattere la povertà e alimentare la previdenza. Sfidando il primato dei like e dei tweet, i sindacati tornano, non senza fatica anche organizzativa, a rimettere insieme la loro base, fisicamente e non virtualmente. Uno sforzo che può apparire demodè, e non è dato sapere quanto potrà aiutare a sciogliere l’aggrovigliata situazione politica del paese. Certo contribuisce a ridare visibilità e coraggio al mondo dell’impresa e del lavoro, sul piano che gli è proprio, dello sviluppo produttivo.

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