Il turismo fondamentale per il Pil … ma corre tre rischi

di Giuseppe Roma

Lo Staff Report del Fondo Monetario Internazionale basa la rivalutazione del Pil italiano per il 2023, sull’aumento dei consumi interni, dell’occupazione e anche su una “vivace crescita del turismo”. Quello che è di evidenza empirica girando per l’Italia, viene ormai suffragato anche dalle rilevazioni statistiche. Le entrate valutarie dei viaggiatori stranieri, ad esempio, già nei primi 4 mesi del 2023, registrano un significativo miglioramento rispetto al massimo storico toccato nel 2019, con una stima per l’intero anno che supererà di almeno 3 miliardi di euro il valore pre-Covid-19, passando da 44 a 47 miliardi. Bene quindi, ma non vanno trascurate questioni apparentemente lontane che potrebbero, invece, inficiare questi progressi. L’Italia è amata certamente per cultura, paesaggio e stili di vita, ma anche per il suo clima. I disastri di questi giorni, l’imprevedibilità metereologica, per non parlare di dissesti e incendi possono incrinare la nostra immagine. Agire decisamente per il clima può aiutarci a mitigare un effetto purtroppo inevitabile. Sempre in quest’ambito come non pensare al livello del mare che si sta innalzando di poco, ma costantemente, e nel tempo costituirà una minaccia per le nostre coste, e quindi per il turismo balneare. Forse una maggiore attenzione a questi problemi riempirebbe di iniziative concrete il proposito di un turismo più sostenibile sbandierato un po’ da tutti.

Ma il viaggiatore cerca in Italia anche un modo di vivere e per questo è importante mantenere nei luoghi più attrattivi comunità socialmente attive ed accoglienti. Invece, nelle città del grande turismo, Roma, Milano, Venezia, Firenze o Napoli cresce il disagio dei residenti per masse di turisti che, in molti casi a ragione, vengono ritenuti poco educati, causa di congestione e di un sovraccarico di rifiuti che poi insozza le città. E’ importante prevenire una possibile conflittualità residenti/turisti con una maggiore capacità di regolazione da parte delle autorità locali. Infine, molti servizi turistici più che nelle attività “industriali” si collocano nell’ambito dell’economia familiare. Con il dilagare dei B&B questa caratteristica si è ancora più rafforzata. Senza robusti presidi nazionali, si rischia che imprese troppo piccole non siano in grado di alimentare innovazione, investimenti, occupazione di qualità, vanificando il benefico effetto di giganteschi flussi di viaggiatori. Godiamoci l’attuale successo di pubblico e di critica, ma non trascuriamo di affrontare i tre rischi derivanti dai mutamenti climatici, dal disagio dei residenti e dalla frammentazione produttiva. Naturalmente, al ritorno dalle vacanze.

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