E’ boom di contratti aziendali

Sono 38.288 i contratti di secondo livello siglati da sindacati e datori di lavoro fra 2015 e 2018, accordi di tipo territoriale o aziendale che integrano i contratti di lavoro nazionali. Una stima di larga massima valuta in circa 8 milioni i lavoratori interessati su gli oltre 12 milioni di dipendenti nelle imprese attive. E’ quanto emerge dal Rapporto RUR “La contrattazione collettiva di secondo livello nel Lazio”, realizzato per il CRU-Unipol Lazio rielaborando i dati del deposito contratti del Ministero del Lavoro e politiche sociali.

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L’ampiezza e la diffusione di tale fenomeno indica una ritrovata vitalità delle forze sociali e una ripresa di interesse per le relazioni industriali, che la verticalizzazione politico-istituzionale aveva messo in ombra negli anni passati. Il Lazio si colloca al quinto posto per attività negoziale con 2.812 contratti, mentre ai primi posti si trovano Lombardia, Emilia R. e Veneto. Gran parte degli accordi nel Lazio riguardano imprese dell’area romana, pertanto la città metropolitana di Roma è al secondo posto per numero di contratti dopo Milano, ma precede grandi realtà industriali come le province di Torino, Bologna, Vicenza e Bergamo.
I settori dove sono più diffusi i contratti decentrati nel Lazio sono Energia e Acqua, ovvero le grande utilities nazionali e regionali, all’incrocio fra il comparto pubblico e il privato, segue l’industria manifatturiera, il settore dell’informatica e comunicazione. Buone performance anche segmenti significativi della realtà regionale come logistica, alberghi, industrie chimiche, società di ingegneria. Le costruzioni e il commercio, che vivono una fase critica, sono anche i settori dove è meno diffusa la contrattazione di secondo livello. Nel Lazio il 36,2% dei contratti riguarda imprese medio grandi in quanto il numero dei beneficiari è superiore ai 150 lavoratori, mentre a livello nazionale questa tipologia di imprese pesa per il 26,3%.
Se gli obiettivi più generali da conseguire attraverso l’accordo decentrato sono produttività e redditività, i contenuti specifici riguardano soprattutto il welfare (32% dei contratti nel Lazio, 34% a Roma rispetto a una media nazionale del 31%), seguono la riduzione dell’assenteismo, l’aumento del fatturato aziendale e della produzione. Solo il 2,9% dei contratti dell’area romana riguarda lo smart working, quota comunque superiore al valore nazionale del 1,3%.
La RUR, in collaborazione con le organizzazione partecipanti al CRU del Lazio, ha realizzato un’indagine presso i rappresentanti delle organizzazione da cui emerge un giudizio positivo per la contrattazione di secondo livelli per il 51,8% degli intervistati, a fronte di un 15,7% che giudicano negativamente questi accordi, e un 32,5% che li giudicano ininfluenti.
Comunque, è opinione del 63,1% degli stakeholders che i contratti decentrati costituiscano un utile strumento per profilare le relazioni industriali in funzione della produttività e delle condizioni dei lavoratori, un ulteriore 23,8% ritiene che servano per premiare il merito, mentre un 8,3% teme che possano generare disparità e il 4,8% che possano ridurre i diritti dei lavoratori.
L’indagine ha consentito anche di specificare di quali concreti benefici hanno potuto usufruire i lavoratori nell’ambito del welfare aziendale. Nel 57% dei casi si tratta di coperture di spese mediche, nel 54% di polizze integrative, segue la prevenzione per la salute 43%, coupon per acquisti, tasse scolastiche e libri di testo per il 32%, asili nido 29%, costi di trasporto 17%, assistenza e cura a familiari non autosufficienti, formazione, assistenza domestica, assistenza anziani, campi estivi per bambini ciascuno presente nel 9%, palestre 7%.
Si tratta di un cambiamento epocale, oltre a salario e orario, anche grazie al trattamento fiscale, nei rapporti di lavoro entrano in gioco le più complessive condizioni di vita e familiari dei lavoratori.
Generalizzato è il giudizio che la contrattazione di secondo livello andrebbe ulteriormente potenziata (77,1% degli intervistati) soprattutto con la fiscalità di vantaggio (54,6%), rafforzando la premialità salariale (53,7%),con un maggior raccordo fra contrattazione nazionale e decentrata (35,4%), potenziando ulteriormente il welfare aziendale.

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