Una porta per il sud. La nuova stazione di Afragola simbolo della ripresa?

di Giuseppe Roma.
Con l’inaugurazione della stazione di Afragola si completa il disegno per dotare anche l’Italia di una rete ferroviaria ad alta velocità, in particolare la prima fase per il collegamento Nord/Sud. Da Torino Porta Susa a Napoli Afragola, passando dalla stazione medio-padana di Reggio Emilia e la Tiburtina di Roma, i terminal ferroviari costituiscono la rappresentazione visibile dell’unica vera grande opera realizzata in Italia nell’ultimo quarto di secolo. Grande opera non solo per dimensioni finanziarie, ma soprattutto per l’evidente impatto positivo sulla vita dei cittadini e per rendere più efficienti i processi produttivi. Delle nuove stazioni si può essere fieri. Progettate con concorsi internazionali da grandi architetti come Zaha Hadid, Calatrava o Paolo Desideri, non hanno comportato una spesa spropositata. Afragola è costata 70 milioni, un quarto del Centro Congressi dell’Eur a Roma – la famosa Nuvola – e certamente produrrà maggiori benefici. Non altrettanto soddisfacenti i tempi di realizzazione, ben 14 anni. Ma qui bisogna considerare i continui stop and go cui sono sottoposti gli interventi infrastrutturali. Basti ricordare l’ancora incompiuta stazione alta velocità di Firenze.
Ora la rete va completata nei collegamenti Est/Ovest da Milano a Trieste e da Napoli a Bari, e integrata col trasporto regionale. La nuova stazione ha anche una grande funzione strategica per lo sviluppo del Mezzogiorno, non a caso è stata presentata come “Porta del Sud”. L’economia meridionale è in accelerazione, dopo decenni cresce un po’ di più della media nazionale. Alcuni buchi neri che hanno nociuto alla sua immagine stanno trovando definizione: l’autostrada tirrenica, l’Ilva, ora l’alta velocità. Se si riuscisse a riattivare il porto di Gioia Tauro, potrebbero essere rimossi i principali simboli negativi di una cattiva gestione degli investimenti per il Sud, offrendo l’opportunità per la realizzazione di nuovi progetti. Un grande polo di alta formazione (Svimez ha lanciato l ‘idea di un MIT del Mezzogiorno), un serio programma per turismo e cultura, un master plan su industria e nuove tecnologie. Anche attraverso questi programmi, un ministro competente come De Vincenti, in questo scorcio di legislatura, potrebbe contribuire a ridare smalto all’im

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