Sblocca cantieri …. parole grosse

di Giuseppe Roma.

E’ difficile pensare che con un super emendamento di 5 pagine, fatto di un solo articolo e 24 commi, si possa venire a capo di una delle più intricate vicende nazionali come quella degli appalti pubblici. In un sol colpo, fino a fine 2020, salterebbe la centrale di committenza per i piccoli Comuni (spesso non attrezzati per i bandi), i limiti per il sub-appalto, l’albo dei super-commissari cui affidare pieni poteri nel realizzare le opere pubbliche. Inoltre, fino a un milione, sarebbero possibili affidamenti diretti o con procedura negoziale. Verrebbero reintrodotti gli appalti integrati (chi esegue fa anche la progettazione) e le offerte al massimo ribasso. Tutto questo dovrebbe contribuire a sbloccare i cantieri, ma purtroppo rischia solo di aumentare la confusione. Ci provò già lo Sblocca Italia di Del Rio (novembre 2014) con deboli effetti. Seguì il Codice, prima degli Appalti poi dei Contratti (2016). Ci troviamo oggi con un quadro procedurale ancor più intasato, prodotto da un’altalena di tendenze legislative a volte iper-restrittive o al contrario iper-lassiste. Nei giorni scorsi sui sub-appalti sono volate, addirittura, parole grosse fra Lega e sindacati senza che nessuno dei due centrasse il problema. Da gennaio 2019 sul sub-contracting è stata, infatti, avviata una procedura d’infrazione dalla Commissione Europea per il limite del 30% previsto dal Codice dei Contratti, messa in mora che ha dato vita a una successiva guerra delle percentuali, prima 50 poi 40%, cui persino il presidente dell’Ance si è voluto sottrarre.

Quello edilizio è un particolare processo produttivo che assembla diverse competenze e lavorazioni. Bisogna impedire la frammentazione a scapito della qualità, ma pure evitare che sia proibito un livello ragionevole di integrazione fra diverse specializzazioni. Ma questo è possibile solo con una committenza pubblica capace professionalmente e interessata a ottenere un risultato positivo nei tempi più brevi e ai costi più equi. Le regole, nel sub-appalto come negli affidamenti, servono per avere una cornice entro cui le amministrazioni effettuano le scelte, i controlli e le verifiche. Con l’indebolimento delle strutture tecniche della PA, l’Italia delle infrastrutture è, invece, un groviglio di occasioni perdute, disagi per cittadini e imprese, sprechi per lo Stato. Ben 647 opere, secondo l’Osservatorio MIT, risultavano ferme e incompiute a fine 2017, mentre l’Ance stima in 400 i cantieri programmati, ma mai aperti a causa di complicazioni burocratiche. Il male oscuro che blocca i cantieri sembra, tuttavia, affliggere anche le norme per velocizzarli.

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