Per realizzare le transizioni, indispensabili le città

di Giuseppe Roma.

Nel gioco a tre punte (il Mef e le due transizioni) che dovrà praticare la squadra di Draghi per risultare vincente, non è di secondaria importanza scegliere il terreno dove far atterrare i provvedimenti per renderli operativi. Un primo orizzonte su cui tarare le strategie è macro territoriale. La bassa crescita, da cui dipende gran parte dell’equilibrio dei conti pubblici, deriva anche dal dualismo geografico esistente fra il trainante triangolo produttivo t lombardo-veneto-emiliano, e la meno dinamica restante parte del paese. Un problema da non trascurare La transizione digitale, poi, non potrà limitarsi a realizzare qualche app, ma dovrà completare rapidamente la rete in fibra ottica, per connettere l’intero paese, in modo sicuro e con servizi adeguati. Gli effetti sulla vita delle città, dei borghi e dei piccoli paesi che si sono visti a seguito della pandemia, potrebbero diventare pervasivi e permanenti. Spazi che si svuotano come uffici, negozi di vicinato strutture legate al turismo, e altri di cui avremo sempre più bisogno come case più ampie, centri di magazzinaggio e smistamento, sistemi di logistica urbana a basso inquinamento. Con le attuali regole, che tutto congelano, c’è il rischio che il nuovo motore ibrido (ecologico e digitale) vada a inserirsi in una carrozzeria vecchia e arrugginita, su cui al massimo è previsto di dare una spennellata di vernice alle facciate esterne. Ripensare le città diventa pertanto un’indispensabile strategia trasversale per dare corpo alle politiche di sviluppo sostenibile.
La questione urbana è pure centrale per gli altri punti qualificanti del governo Draghi a partire dalla salute, dalla scuola e dalle problematiche sociali. Un sistema sanitario rafforzato e diffuso implica una diversa organizzazione sul territorio, da rivedere nelle sue gerarchie e nei suoi punti di accesso. La scuola non potrà rimanere relegata in edifici inidonei e marginali rispetto alla vita dei quartieri. La sua importanza dovrà essere visibile con una concezione e strutture aperte alla vita cittadina. Infine, è prevedibile che diseguaglianze e povertà crescano proprio dove più si concentra la popolazione. E per questo le politiche attive del lavoro andranno tarate sulle effettive opportunità di ricollocamento, inevitabilmente differenziate per territori. In un paese così ricco di diversità, con una governance plurale, non dovrebbe essere trascurato l’apporto che può venire dalle città ( e anche dai sindaci) al rinnovamento e al rilancio della nostra economia.

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