Ce la faranno i commissari a far ripartire i cantieri?

di Giuseppe Roma.

Con il via libera delle commissioni parlamentari entra nel vivo il cosiddetto sblocca cantieri, il programma di infrastrutture sottoposte al regime commissariale. Si tratta di 59 interventi per un investimento complessivo di 66,1 miliardi di euro di cui 40 già disponibili. Il commissario (o la commissaria) associato a ciascun’opera funge da stazione appaltante, ha il potere di approvare il progetto, e di fornire autorizzazioni e pareri. Restano esclusi quelli in materia di tutela ambientale, beni culturali e paesaggistici, per i quali, tuttavia, è prevista una stringente tempistica che è sperabile venga effettivamente rispettata. Per fortuna gran parte degli investimenti, pari a 46 miliardi, riguardano le ferrovie e avranno come responsabili i massimi dirigenti di RFI, la società della rete di FS, certamente fra i più titolati a gestire importati realizzazioni come l’alta velocità fra Brescia e Padova, e le nuove tratte meridionali Napoli- Bari, e Palermo-Messina-Catania. Non mancano le opere ever green come la chiusura dell’anello ferroviario di Roma, in attesa, da almeno un quarto di secolo o la statale Jonica 106 da Taranto a Reggio Calabria. Speriamo sia la volta buona.
Il governo Draghi si gioca molto sul programma infrastrutturale in quanto, al momento, è pronto a partire, mentre la transizione ecologica e quella digitale devono organizzare le strutture ministeriali per avviare i programmi d’investimento. La semplificazione questa volta potrebbe funzionare e la spinta delle opere pubbliche avrebbe un significativo impatto sull’occupazione e sul pil. Considerando il moltiplicatore delle costruzioni, il pacchetto già deliberato nei prossimi cinque anni potrebbe portare un contributo dell’1,5/ 2% sul prodotto annuo. Resta il problema di come rendere la realizzazione delle indispensabili infrastrutture del paese un processo continuo e ordinario. Certo sono importanti le regole come pure la riduzione dei centri decisionali e autorizzativi, ma ancora di più è indispensabile coinvolgere l’opinione pubblica e il mondo delle imprese. L’introduzione del dibattito pubblico dovrà servire a spiegare preventivamente la sostenibilità delle opere e recepire le eventuali osservazioni. In questo modo potrà, contribuire ad abbassare la conflittualità locale, spesso determinata da piccole minoranze rumorose cui le istituzioni proponenti non rispondono efficacemente per timore di perdere consensi. Ma egualmente andrebbe promosso un vero e proprio patto di non aggressione fra le imprese per impedire lo stillicidio dei ricorsi non sempre motivati, e che finiscono per danneggiare l’intero comparto. Il successo di questa prima operazione commissariale si misurerà con una rapida ripartenza dei cantieri e un significativo ritorno occupazionale, e più in generale potrebbe davvero aprire una nuova stagione per il nostro paese. Più verde si, ma con treni, metropolitane, tram, porti e acquedotti efficienti.E non solo monopattini.

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