La rivista Censis Note e Commenti 3/4 del 2012 parla di trasformazioni del territorio e consenso sociale

Tornare a desiderare le infrastrutture

 

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Il numero di Marzo/Aprile del 2012 della rivista Censis Note e Commenti è interamente dedicato all’appuntamento organizzato in memoria di Gino Martinoli (uno dei fondatori del Censis e Presidente della Fondazione fino alla sua morte avvenuta nel 1996), che ogni anno propone una diversa riflessione volta ad esplorare le prospettive future della società italiana.

Il tema affrontato quest’anno riguarda la creazione del consenso nei processi di trasformazione fisica dei territori italiani. Il testo (scaricabile in versione integrale cliccando qui), s’intitola, un po’ provocatoriamente, “Tornare a desiderare le infrastrutture” e si compone di quattro parti. Nella prima, viene fatta una riflessione più analitica sulla situazione delle infrastrutture in Italia, sottolineando il valore e il potenziale che rappresentano e l’importanza di un coinvolgimento delle comunità locali per depotenziare eventuali conflitti. Vengono dunque illustrate tecniche e modelli per attuare tale coinvolgimento. La terza parte è invece dedicata ad una rassegna di esperienze e best practices realizzate dal Censis in diversi contesti. Nell’ultima sezione si propone un cambio di paradigma nelle strategie di promozione delle infrastrutture: un approccio nuovo finalizzato a produrre consenso ex ante per evitare sia le stasi decisionali, sia gli estenuanti e onerosi percorsi compensativi da organizzare in corso d’opera.

A chiusura del testo, discutono dell’argomento due voci autorevoli: Ennio Cascetta, professore ordinario di Pianificazione dei Sistemi di Trasporto, e Giuseppe De Rita, attuale presidente della Fondazione Censis e della RUR. Di seguito si riporta il contributo di quest’ultimo.

 

 

 

 

 

Infrastrutture, consenso e soggettualità

 

 

di Giuseppe De Rita, Presidente Censis e RUR

Uno dei problemi delle infrastrutture è che sono legate al consenso e oggi il consenso si fa essenzialmente sulle piccole opere. Questo a mio avviso è il punto cruciale: lo spostamento di attenzione che il consenso crea verso la rete corta.

Una volta pensavamo che le reti corte in Italia erano state troppo sacrificate rispetto a quelle lunghe e che l’intervento sulle fogne, sugli allacciamenti idrici, ecc., sarebbe stato un importante elemento di modernizzazione del Paese.

Invece questa concentrazione sulla rete corta, legata al mantenimento del consenso, questa specie di contrazione della distanza, ha finito per modificare tutti i meccanismi di giudizio.

Ricordo quando ad una riunione di amministratori del Sud, cui contestavo l’eccesso di finanziamenti a pioggia e la mancanza di investimenti strategici, un sindaco si rivoltò dicendo: “lei non è mai venuto nel mio comune, io ho il 50% di vecchi ultrasessantenni, l’unica paura che hanno loro sono le buche, io ho la necessità di rifare i marciapiedi e le pavimentazioni”. E tutti i sindaci presenti si schierarono su questa posizione.

Sino a quando non abbiamo capacità di programmare la rete come fattore extralocale, è evidente che abbiamo una pressione del consenso che si esercita sulla dimensione dei cento metri, sui duecento. La sistemazione del mercato del Paese diventa un elemento fondamentale, il fatto che poi la strada per il centro vicino che sta a 20 km sia tutta buche interessa molto meno, tanto gli anziani non escono…

Al contrario, in passato per molti anni l’infrastruttura è stata grande e fuori del consenso. Quando si faceva la bonifica della pianure pontina, quando si costruiva un’autostrada, si trattava di grandi opere di rete lunga, di cui in qualche modo era responsabile lo Stato. Stato che in fondo ci metteva tutto: ci metteva la capacità progettuale e pure l’imprenditorialità necessaria per farla, ci faceva addirittura la Società Autostrade.

Col tempo c’è stata il progressivo venir meno di questa forte capacità tecnico progettuale del Pubblico. Negli anni ’50, ad esempio, la Cassa del Mezzogiorno aveva le grandi direzioni centrali, una classe dirigente molto qualificata, una forte capacità progettuale. Venti anni dopo la Cassa era diventata la destinataria di progetti nati ed elaborati altrove, aveva perso la capacità tecnica che prima aveva la grande struttura pubblica e questo ha aiutato la dispersione delle piccole opere.

Tornando al tema della contrazione della dimensione del consenso sulla rete corta, in fondo si tratta anche, lo dico quasi in termini autocritici come Censis, di una vittoria del piccolo. Vince la logica di chi dice: “io ho la mia casa, ho il mio terreno, ho la mia piccola azienda, le mie abitudini: in fondo perché le devo modificare? È qualcosa che mi sono fatto su mia misura, che controllo bene”. La concentrazione nel soggetto minimale per il singolo crea questi problemi.

Un approccio che oggi riguarda anche un tema come l’energia: “mi faccio i pannelli sopra il tetto di casa mia, sopra la mia azienda; perché devo pensare di avere a 150 metri o anche 3 km una centrale energetica che mi fa paura?” Quindi dietro alla dimensione del consenso, c’è questa dimensione di ricongiunzione alla minimalità del soggetto, e quindi anche alla minimalità dell’opera.

Anche il rapporto con l’innovazione tecnologica in fondo segue la stessa logica. Se la modificazione avviene all’interno e non modifica gli assetti consolidati, va tutto bene. Quello che si può incorporare nella propria soggettualità, nella strategia di soggetto imprenditore, di soggetto proprietario di casa, viene incorporato e viene accettato, fosse anche la tecnologia più spinta.

Insorge invece un problema di rifiuto quando l’innovazione tecnologica cambia il mio orizzonte di riferimento, quando cambia qualcosa negli assetti del territorio, nelle abitudini di vita degli individui e dei gruppi.

Del resto le aziende industriali italiane, lo sappiamo bene, hanno sempre fatto innovazione incorporata (comprando macchinari, acquistando brevetti, ecc), ma non innovazione radicale.

Purtroppo le opere pubbliche, in gran parte, non sono tema da innovazione incorporata (l’innovazione incorporata semmai supplisce all’infrastruttura).

La grande opera impone una rottura degli assetti consolidati. Questa dimensione di rottura l’abbiamo accettata quando il Paese era più povero, e non si aveva nulla da perdere. Oggi scatta invece una reazione di rifiuto, quando in gioco c’è una modificazione dello spazio di vita, delle abitudini consolidate.

Ma tuttavia c’è qualche spazio anche per un’innovazione incorporata: pensiamo all’area del pendolarismo ferroviario, del trasporto di media distanza, dove la domanda è crescente ma il servizio non si innova, non migliora, con masse che ogni giorno si spostano scomodamente e lentamente.

Qui ci sarebbe lo spazio per una innovazione incorporata, che senza modificare gli assetti di fondo (i tracciati), e quindi senza sollevare problemi di consenso, riesca a favorire quella innovazione capace di ridurre i tempi di percorrenza, aumentare le frequenze, migliorare concretamente la qualità della vita di milioni di utenti.

 

 

25 Luglio 2012

 

 

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Cittaslow: dall’Italia al mondo

 

 

È uscito, pubblicato da Franco Angeli, il nuovo volume curato da RUR sul tema della rete Cittaslow

 

Cittaslow: dall’Italia al mondo

 

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In un mondo in cui tendono a prevalere fattori di omogeinizzazione e standardizzazione e in cui i piccoli territori periferici sembrano diventare sempre più marginali, la presenza di una rete internazionale di città orgogliose delle proprie tradizioni e risorse territoriali e capaci di valorizzarle trasformandole in qualità della vita ed occupazione rappresenta una buona notizia di straordinario valore.

La cura del tessuto urbano e degli spazi collettivi, l’attenzione ai temi della sostenibilità ambientale, l’accoglienza, il gusto per la buona tavola, la valorizzazione dei prodotti tipici e del patrimonio culturale, sono alcuni dei valori di riferimento condivisi e in base ai quali si ispira l’impegno quotidiano delle comunità locali aderenti al movimento.

Il volume “Cittaslow: dall’Italia al mondo. La rete internazionale delle città del buon vivere” curato dalla RUR illustra i principi e le esperienze su cui è nato e si è sviluppato il movimento di Cittaslow International, partito dall’Italia alla fine degli anni Novanta, ed oggi diffuso in circa 150 città non solo in Europa, ma anche in Africa, Asia, America e Oceania.

Una realtà poco conosciuta e in continua crescita su cui il volume per la prima volta getta luce anche grazie ai risultati di una apposita indagine condotta da RUR e Censis sulle città della rete. Il rapporto è stato realizzato da un gruppo di lavoro diretto da Giuseppe Roma e composto da Carlotta Fioretti, Stefano Sampaolo e Vittoria Coletta. Al suo interno sono contenuti scritti di Gian Luca Marconi e Pier Giorgio Oliveti, rispettivamente presidente e direttore di Cittaslow International.

Il libro sarà disponibile dal mese di agosto in libreria e online. Per informazioni consultare il sito http://www.francoangeli.it.

 

 

18 Giugno 2012

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Assemblea Internazionale di Cittaslow

 

Cittaslow, l’Italia suggerisce soluzioni per la sostenibilità e il buon vivere

 

Assemblea Internazionale di Cittaslow

 

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Dopo 5 anni ritornerà in Italia l’Assemblea Internazionale di Cittaslow, l’associazione delle piccole città del buon vivere nata nel 1999 da quattro Sindaci illuminati e da Carlo Petrini di Slow Food.

Dal 14 al 17 Giugno 2012 tre Cittaslow dell’ Emilia Romagna, Novellara, Castelnovo ne’ Monti e Scandiano(Provincia di Reggio Emilia), ospiteranno circa 300 delegati provenienti dalle 154 Cittaslow associate in 25 paesi del mondo. Si apre così l’anno “slow” che culminerà con il grande Salone del Gusto/Terra Madre a Torino, dal 25 al 29 Ottobre prossimi.

L’adesione alle diverse iniziative in programma è su prenotazione.

 

 

 

Rinvio Assemblea al 20-21-22 Ottobre 2012

Mercoledì 30 maggio, il presidente dell’Associazione Gianluca Marconi ha annunciato il rinvio della V Assemblea Internazionale di Cittaslow a causa del terremoto che ha portato la Regione Emilia Romagna ad entrare in stato di emergenza. In segno di vicinanza alle popolazioni colpite il comitato direttivo ha ritenuto opportuno spostare l’Assemblea Generale al 20-21-22 Ottobre prossimi, sempre in Provincia di Reggio Emilia, confermando il programma in tutte le sue componenti. Le nuove date proposte sono state scelte in prossimità del Salone del Gusto/Terra madre.

Per maggiori informazioni consultare il sito dell’associazione.

 

 

31 Maggio 2012

 

http://www.cittaslow.org/

 

ico_pdf.gif Programma Assemblea Cittaslow 2012

 

 

 

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