Ischia, disastro annunciato. Gli effetti dei cambiamenti climatici e il disordine del territorio

di Giuseppe Roma

Morti, dolore, distruzioni e proprio di quelle case la cui costruzione, ampliamento o modifica costituisce, per molte famiglie italiane, un valore quasi primordiale, un diritto non limitabile da regole, persino quelle che ne garantiscono la sicurezza. E così, purtroppo dobbiamo constatare che tragici eventi calamitosi, dopo l’umana solidarietà per le vittime e per i lutti, non producono una generalizzata reazione, prima di tutto sociale, tendente a modificare i comportamenti appropriativi del territorio. Naturalmente c’entrano politica e istituzioni chiamate proprio a regolare il delicato rapporto fra gli interessi del singolo e il benessere collettivo. In questo caso persino a salvaguardare la stessa incolumità dei cittadini. Nel disastro di Ischia, infatti, si combinano in modo micidiale due elementi critici: l’aggravarsi dei fattori climatici che incidono fortemente sulla fragilità geo-fisica del territorio e il disordine urbanistico che non ne tiene conto. Ultimo di molti tentativi, il governo Renzi aveva istituito presso la Presidenza del Consiglio un centro di coordinamento e impulso per far fronte ai disastri dovuti al dissesto territoriale, denominato “Italia sicura”. Giustamente, come la Protezione civile è coordinata dal centro, anche la prevenzione dei disastri ambientali dovrebbe poter contare su un riferimento unico per il paese. Il progetto è durato poco, e si è tornati alla frammentazione dei tanti soggetti che rivendicano competenze in questo campo, comprese naturalmente le regioni.
 
Sarebbe un bel segnale se, esaurita l’onda emotiva e l’impegno d’emergenza si ripensasse organicamente un modello per la prevenzione dei disastri ambientali. Purtroppo lo stesso Pnrr in questo ambito è stato centrato più su una transizione ecologica a medio termine, che alla risoluzione di annosi problemi che minacciano il nostro territorio. Il secondo elemento su cui agire è l’urbanistica. Come abbiamo visto a Ischia, se ognuno costruisce dove vuole, si consolida un insediamento spontaneo che non può garantire né la sicurezza ma neppure la vivibilità per tutti. Pur essendo stati fra i primi al mondo, nel 1942, ad affermare i principi della pianificazione urbanistica, ci troviamo ora una disciplina depotenziata, burocratizzata, che purtroppo contribuisce poco a sensibilizzare i cittadini a rispettare paesaggio e territorio.

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