Il cuore dell’Italia sempre più a nord est

di Giuseppe Roma.

Precisa e puntuale come ogni fine anno arriva la classifica delle province italiane realizzata dal Sole 24 Ore. Un rapporto che, con metodo e costanza, offre da trent’anni uno spaccato del territorio italiano, molto efficace e utile. Combinando opportunamente indicatori oggettivi, definisce la qualità della vita degli italiani, in controtendenza con le analisi prevalenti basate su sondaggi o percezioni. Poi ridà senso alle province, enti rimasti nel limbo dopo la furia iconoclasta che le voleva abolire. Almeno statisticamente sono indispensabili. Quando analizziamo il ranking, tuttavia, non dobbiamo mai dimenticare che gli indicatori rispecchiano valori medi di situazioni territoriali diverse. Si confronta, ad esempio, un territorio molto ampio come quello di Torino, con una superficie di 6.827 kmq. e 312 comuni, con la realtà praticamente tutta urbana di Trieste concentrata in 212 kmq. e soli 6 comuni. Ma l’Italia è fatta così.

Non meraviglia il primato di Milano, davvero, come diceva Dalla, la città più vicina all’Europa dove vivere è facile per l’ottimo sistema di trasporti, le opportunità di lavoro, l’offerta culturale. Il rischio è che tutto diventi caro e inavvicinabile per il ceto medio. Nelle posizioni successive si collocano praticamente tre regioni a statuto speciale: le due province autonome del Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta. Certo fuoriclasse, ma forse da collocare, mentalmente, fuori classifica proprio per la loro “specialità”. Interessanti sono i salti di posizione. Il salto verso l’alto di città come Brescia o Parma indica che si va sempre più consolidando, nella geografia del paese, il triangolo Milano, Bologna, Padova –Venezia, che, oltre a una tradizionale buona qualità della vita, rappresenta ormai il cuore produttivo del Paese. Come nel calcio, molto significativo è l’exploit della provincia di Cagliari che porta anche un pezzo del Mezzogiorno nell’iperuranio territoriale italiano. A perdere terreno sembra proprio il Nord Ovest estremo (Imperia, Savona, Alessandria…) per il sovrapporsi di una crisi produttiva a quella infrastrutturale, fattori che hanno sbiadito la stessa identità di questo ampio territorio. Grazie Sole 24ore che ci consegni ogni anno uno strumento per ripensare con serietà alla geografia italiana. A polemizzare sulla storia passata pensa già la politica.

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