Il crollo del turismo, priorità per il nuovo governo

di Giuseppe Roma

Il blocco della mobilità causato dalla pandemia, in meno di un anno ha smontato completamente la macchina turistica, che negli ultimi due decenni aveva reso visibili gli effetti della globalizzazione, spostando milioni di persone per svago o per affari. Un primo bilancio, tratteggiato da UNWTO, stima nel 2020 una riduzione dei flussi mondiali del 74% con un miliardo di viaggiatori in meno, di cui ben la metà persi dall’Europa. Fra 100 e 120 milioni sono i posti di lavoro bruciati, con una perdita di valore di 1300 miliardi di dollari. La riduzione dei flussi verso l’Italia è valutabile attorno al 60% corrispondente a una minore spesa di oltre 25 miliardi di euro. Le conseguenze sono abbastanza evidenti con interi settori in crisi e un’emorragia occupazionale. Per meglio rendersi conto vale confrontare questi dati con il mercato dell’auto nazionale che nei primi 10 mesi 2020 ha registrato una contrazione delle vendite pari al 29%. Un panel dell’Organizzazione mondiale del turismo prevede, per l’Europa, un possibile rimbalzo nella prossima estate, ma per il ritorno a un mercato paragonabile alla situazione ante Covid-19, la stragrande maggioranza degli esperi ipotizza un periodo molto più lungo dal 2023 in avanti (51% nel ’23 e 38% dopo il ’23).

Questi dati basterebbero a mobilitare istituzioni e opinione pubblica, ma l’industria dell’accoglienza in Italia non è mai stata presa sul serio. Troppo facile attrarre viaggiatori nel paese più bello del mondo, ma, come tutte le rendite, anche quelle culturali e ambientali hanno finito per rallentarne il rinnovamento e l’innovazione. Tant’è che le preoccupazioni attuali riguardano, giustamente, le chiusure di bar e ristoranti, mentre restano sullo sfondo gli enormi danni che stanno subendo interi sistemi d’impresa: alberghi, agenzie di viaggio, gestori d’ eventi, termalismo, crociere e così via. E non si tiene conto degli impatti negativi che coinvolgono un enorme indotto industriale e di servizi, cresciuto col successo del turismo. Valga per tutti il trasporto aereo che in Italia nel 2020 ha perso 140 milioni di passeggeri (-73%), penalizzando soprattutto i grandi hub turistici come Roma Fiumicino che in un anno è passato da 44 a 9,8 milioni di passeggeri. Un elemento che dovrebbe essere considerato anche nell’ennesimo salvataggio di Alitalia. Lavorare per una ripresa del turismo è operazione tanto complicata quanto indispensabile. Deve essere riconosciuta come una priorità nazionale, uno dei punti da mettere in cima al programma del prossimo governo. Se non lo sarà, dovremo purtroppo constatare nuovamente la distanza fra politiche e investimenti pubblici, ed economia reale.

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