Via le navi dalla laguna, ma Venezia non è salva

di Giuseppe Roma

Sembra esserci la sapiente mano del Presidente Draghi nell’approvare il decreto che vieta l’ingresso nel cuore della laguna veneziana a navi più lunghe di 180 metri e più alte di 35 metri. Per farsi un’idea spaziale, Piazza San Marco è lunga 170 metri e la Basilica alta 43 metri. C’è voluto, infatti, un po’ di decisionismo per risolvere una questione su cui da dieci anni si prendevano provvedimenti fantasma. Nel 2012 un decreto vietava le grandi navi ma solo ove fossero trovate valide alternative d’attracco. Mai trovate. Nel 2014 pensò il Tar a bocciare un altro provvedimento restrittivo. A trovare una soluzione non bastò neppure l’incidente della nave Opera, nel 2019; di cui ricordiamo le immagini da action film, mentre si dirige sulla banchina, senza fare macchina indietro. Persino l’attuale governo è sembrato piuttosto timido e con la legge75 del 17 maggio 2021 all’art.3 ha ordinato di predisporre perentoriamente entro 60 giorni un concorso di idee per “proposte ideative e progetti di fattibilità” individuando punti di attracco per le grandi navi fuori dalle zone protette della Laguna “anche sulla base di studi esistenti”.
Le grandi navi passeggeri o portacontenitori hanno aperto una straordinaria stagione del trasporto marittimo, ma, contestualmente, nuove strutture portuali (eco)compatibili con le aumentate dimensione degli scafi, hanno sostituite quelle storiche. E’ successo con il Porto Antico di Genova o Hafen City di Amburgo riconvertiti a funzioni compatibili con la loro collocazione a diretto contatto con i centri storici. A maggior ragione altrettanta cura si deve applicare a uno straordinario sistema ambientale e urbano unico al mondo come quello veneziano. Un cambiamento che inevitabilmente peserà, nell’immediato, sull’economia e sull’ occupazione della città, oltre che sulle casse pubbliche per i necessari ammortizzatori sociali. Ma da una riorganizzazione intelligente potrebbero venire notevoli vantaggi anche sul piano dell’occupazione e dello sviluppo. Allontanate le grandi navi, il bacino San Marco non potrà comunque evitare l’onda anomala di lancioni, motoscafi e vaporetti, necessari per movimentare i flussi di visitatori che torneranno ad affollare la città. Né troveranno soluzione i problemi più complessi che affliggono Venezia come: la sua ordinaria vivibilità indispensabile per arginare il declino demografico, l’articolazione di un modello produttivo con attività che valorizzino la residenzialità, oltre al turismo e alla cultura, un rapporto con la terraferma in grado di meglio gestire i flussi di visitatori. Bene sulle grandi navi, ma Venezia purtroppo resta a rischio se non ripensa se stessa ,ricercando nuove risposte alle questioni irrisolte da tempo

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