Periferie, ma lontane da dove?

di Giuseppe Roma.

Seppur a corrente alternata, le periferie metropolitane sono all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni. Sarà per i flussi di migranti, per il degrado e la sicurezza del patrimonio edilizio, per la ventata di violenza terroristica a Parigi e Bruxelles o per la generosa devoluzione degli emolumenti da senatore a vita di Renzo Piano a favore di un programma ad esse dedicate, il governo ha immediatamente bandito una consultazione per dieci emblematici progetti di riqualificazione.
La congiunta opera di selezione della “Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanea, e Periferie Urbane del MIBACT” e il “Consiglio Nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori “ha sortito il seguente esito. I dieci interventi saranno localizzati nelle periferie di tre grandi città come Verona, Reggio Calabria e Palermo. Ma anche in centri che non si capisce come possano rappresentare le problematiche in cui versano le grandi metropoli. Si tratta infatti di Empoli (certo sta in serie A), Aprilia (già messa male anche se fondata con le bonifiche pontine), Corato e Ruvo di Puglia, Marsala, Sassari e persino Santu Lussurgiu in provincia di Oristano. Forse è una mossa per confondere qualche male intenzionato che volesse sfruttare i disagi metropolitani, o l’Italia è da considerare tutta una periferia?

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