Per expo e giubileo puntare alla sostanza…più che alla comunicazione

di Giuseppe Roma

E’ davvero un’ottima notizia l’annuncio dato dal sindaco Gualtieri che a guidare la candidatura di Roma per l’Expo 2030 sarà l’ambasciatore Giampiero Massolo, una personalità di primo livello che alla caratura professionale unisce un tratto personale aperto e cordiale. Non possiamo dimenticare che l’Expo 2015 di Milano rischiava il flop, fra inchieste giudiziarie e dimissioni dell’assessore comunale competente Stefano Boeri, fin quando, alla stretta finale, non fu nominato un commissario capace. Roma meriterebbe questo grande evento, sulla scia dell’esposizione internazionale del 1911 e dell’expo universale mai realizzato del 1942. Ambedue le esposizioni ci hanno lasciato due straordinari complessi architettonici: quello delle accademie a Valle Giulia e l’Eur. Entrambi rappresentano buoni esempi di come utilizzare i grandi eventi quale primo passo per un processo di riassetto urbano successivo allo svolgimento della manifestazione. Sarebbe un errore – come purtroppo è avvenuto a Roma per i mondiali di calcio del 1990 e in parte per quelli di nuoto del 2009 – considerare l’avvenimento internazionale quale occasione per spendere tanti soldi pubblici, saltando le regole di trasparenza attraverso normative speciali dettate dall’urgenza. Nel programmare il quartiere fieristico sarebbe bene tenere conto (se non addirittura partire) da come si intende usarlo dal 2031, investendo più su reti infrastrutturali utili alla città e meno sugli edifici.

Il cammino per l’Expo è ancora lungo e incerto, mentre fra poco più di tre anni Roma ospiterà un nuovo Giubileo secolare come avviene da più di 700 anni. Un quarto di secolo fa nella capitale si realizzò un grande programma di opere e restauri che ne cambiò l’aspetto. In 36 mesi furono effettuati 805 interventi per un investimento di 1,9 miliardi di euro dell’epoca completati al 97% entro la data di apertura della porta santa, senza procedimenti giudiziari, morti sul lavoro, scandali. Ma allora si pensò per tempo a una solida struttura gestionale e a una forte partecipazione delle diverse componenti, laiche e religiose, della città. E’ difficile ripetere quell’esperienza in questi tempi imprevedibili e carichi di insicurezza. Roma non ha bisogno di grandi eventi per crescere in notorietà, in quanto è fra le città più conosciute e amate al mondo. Ma certo deve riprendere di tono, coltivare nuove ambizioni e per questo serve organizzare il coinvolgimento dei soggetti attivi in città e predisporre strutture efficienti in grado di gestire le diverse fasi che portano al successo. In questo caso la politica dell’annuncio sarebbe deleteria.

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