L’Italia di provincia non basta per uscire dalla crisi

di Giuseppe Roma.

Puntuali come le feste di Natale arrivano le classifiche sulla qualità della vita nelle province italiane. Il rating tiene conto di diversi aspetti riconducibili alle condizioni economiche e sociali, allo stato dei servizi e dell’ambiente, alla demografia e alla sicurezza rilevata nei diversi territori. La geografia complessiva del benessere nel nostro paese vede una spaccatura abbastanza netta: il 53,9% degli italiani vive in condizioni scarse o insufficienti, mentre per il 46,1% risultano buone o accettabili. Sembrano le possibili percentuali con cui, a breve, potrebbe concludersi la lunga corsa referendaria delle riforme istituzionali. E’ la spaccatura fra un Centro-Nord benestante e un Mezzogiorno sempre più marginale, che ha difficoltà a risollevarsi da solo, ma è anche penalizzato da una burocrazia incapace di incidere positivamente sulla difficile situazione di partenza.
E’ anche la frattura piuttosto netta fra l’Italia di provincia e quella metropolitana. Ai vertici della classifica si collocano, da sempre, province di dimensioni medio-piccole, con capoluoghi da meno di centomila abitanti. Mantova, la piccola capitale regina del 2016, ne ha appena 49mila, e, a differenza di quella leader negli anni passati (Trento), non gode dello status privilegiato di provincia a statuto speciale. Il successo deriva dalla combinazione di diversi fattori: un patrimonio culturale e ambientale di primissimo livello (Palazzo Te, Leon Battista Alberti e Giulio Romano, il Teatro di Sabbioneta, il Mincio, i laghi…), eventi straordinari come il Festival della Letteratura, distretti industriali di tradizione come Castel Goffredo, un’agricoltura ricca e una tradizione agro-alimentare di alta qualità, un buon numero d’imprenditori di primo piano.
Ed è proprio il peggioramento del tenore di vita, dell’occupazione e degli affari, la ragione dell’arretramento delle province metropolitane, prime fra tutte Roma. Il disagio sociale deriva soprattutto dal non saper sfruttare le opportunità insite in una metropoli: grande appeal internazionale, capitale umano qualificato, connessioni con altri punti forti del sistema globale. Incapaci di valorizzare queste opportunità, tipiche della grande scala, inevitabilmente le grandi città finiscono per ricadere nell’inefficienza e nel mal costume. Quest’Italia di provincia, dove si sta bene, purtroppo non basta per uscire dalla stagnazione.

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