Le democrazie si rafforzano nel confronto con le autocrazie

di Giuseppe Roma.

La guerra in Ucraina ha dato luogo a mille riflessioni. La mobilitazione in armi dei cittadini indica il convinto coinvolgimento della società ucraina nel difendere il proprio territorio. La coesione sociale è forse l’elemento sorpresa che ha finora reso possibile l’impantanamento del potente esercito russo. Per chi ha memoria (ed età) torna alla mente l’omaggio “al piccolo popolo vietnamita” con cui il leader della Cgil Luciano Lama salutò, in un famoso comizio del primo maggio del 1975, la resa degli americani a Saigon. E’ probabile che i vietcong non avrebbero vinto senza i rifornimenti cinesi, tuttavia in quel caso, come in tanti altri conflitti, i comportamenti diffusi, all’apparenza deboli, finiscono per risultare decisivi. Portando ancora più avanti questa tesi non possiamo che rivalutare – pur in questi momenti difficili – l’efficienza dei sistemi democratici basati sulla partecipazione sociale.

Anche con il conforto del Nobel per l’economia Paul Krugman che ne ha scritto sul New York Times, molte evidenze portano ad affermare che nel medio periodo i regimi autocratici sono meno efficienti delle società aperte, dove il dibattito e persino il dissenso producono un’ampia gamma di suggerimenti utili nell’assumere decisioni. Veniamo certo da un periodo che ha premiato le autocrazie, favorite dall’esercitare un potere centralizzato e per questo in grado di rispondere più rapidamente alle sfide della competizione globale. Tuttavia, governare con la coercizione, impedendo la libera circolazione delle idee e applicando le direttive di un ristretto circolo di autocrati, alla lunga produce la sclerosi del regime. Le democrazie hanno dato prova di debolezza, a causa di una frammentazione eccessiva dei poteri, una disaffezione nei confronti della politica e l’emergere di interessi corporativi. Eppure, il rispetto per la libertà degli individui, le certezze dello stato di diritto e la ricerca di una sempre più elevata qualità della vita, costituiscono potenti fattori aggreganti di società magari in progressione lenta, ma costante e senza gravi traumi. Oggi sempre più la partita è fra democrazie e autocrazie.

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