La condanna per l’omicidio Floyd …. riscatta in parte Minneapolis

di Giuseppe Roma

La condanna dell’agente Chauvin per l’assassinio di George Floyd costituisce un seppur parziale, segnale di cambiamento nel giudizio delle corti statunitensi sui fatti di sangue provocati dalla polizia. Purtroppo il fenomeno non sembra arrestarsi. visto che il New York Times ha contabilizzato in 165 le persone morte per mano di poliziotti, dal 29 marzo scorso, data in cui è iniziato il processo di Minneapolis. In gran parte le vittime appartengono ai gruppi etnici ancora discriminati negli Usa, una delle ferite ancora aperte per la grande democrazia americana. Per i commentatori, l’opinione pubblica e la pressione del movimento Black lives matter degli afro americani ha avuto un ruolo decisivo nel determinare la sentenza.
Ma c’è anche un minimo sollievo provocato dalla condanna per chi ha una conoscenza, seppur lontana nel tempo, della città dove è avvenuto quell’efferato episodio, reso visibile a tutti dall’impressionante filmato dei nove minuti di stretta al collo che hanno soffocato Floyd.
Il Minnesota è uno stato del Nord e in passato, ha visto crescere una presenza della cultura liberal e democratica con due vice presidenti di quel partito: Hubert Humphrey vice di Lyndon Johnson e Walter Mondale di Carter. Due personaggi che hanno dato impulso alla locale università dove hanno insegnato ben 26 premi Nobel, fra cui Bob Dylan nato a Saint Paul, città vicina e gemella di Minneapolis. Le basse temperature hanno reso questa città molto appetibile per gli immigrati scandinavi che hanno costituito il primo nucleo dell’insediamento. Ma ora sui quattrocentomila abitanti quasi un quarto appartiene alla comunità somala. Negli anni ’80 ,infatti, il Minnesota si offrì di ospitare i rifugiati che fuggivano dalla Somalia a causa della guerra civile, cui poi seguirono ulteriori flussi migratori. Un ulteriore prova dell’apertura alla solidarietà. Ma queste sono le radici antiche e ormai remote che testimoniano delle grandi
differenze territoriali esistenti negli Stati Uniti. Le dinamiche più recenti, la mobilità delle persone, la velocità delle comunicazioni hanno contribuito a realizzare nuovi scenari da cui purtroppo emerge una difficoltà a tenere sotto controllo la violenza delle armi, quasi un archetipo pioneristico che gli americani hanno difficoltà a riportare sotto controllo. Chi non ricorda il film Piccoli Omicidi dove uno straordinario Elliot Gould di fronte all’indifferenza generale per il casuale omicidio della moglie, compra un fucile e si mette a sparare sui passanti? Era il 1971 e come sempre la finzione anticipa la realtà, che poi purtroppo si impone come un macigno.

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