Il disastro del trasporto locale

di Giuseppe Roma.

Piano di salvataggio per GTT, l’azienda dei trasporti torinese. L’ATAC romana indebitata per 1,4 miliardi in concordato preventivo e con un fantomatico piano industriale, rischia un degrado inarrestabile. Le Ferrovie del Sud Est, in Puglia, sono state affidate a Trenitalia dopo un’allegra gestione che ha prodotto 230 milioni di debito e 11 arresti fra cui un amministratore unico in grado di lucrare a vario titolo compensi per 12 milioni. I servizi urbani, specie trasporti e rifiuti, sono perenne croce per i bilanci pubblici, e fonte di disagi per i cittadini. L’interesse pubblico che, in via prioritaria, riguarda l’erogazione efficiente del servizio, da noi viene interpretato in modo distorto: servizi “pubblici” in quanto la politica ne può disporre a suo piacimento e il lavoro è garantito senza controlli di produttività. Con l’ascesa dell’economia urbana, invece, il trasporto locale può tendere a un suo equilibrio anche economico, se gestito in modo imprenditoriale. La RATP, azienda dei trasporti di Parigi, fattura 5,4 miliardi con un utile di 163 milioni. E’ di proprietà dello Stato francese, ma viene diretta da un board dove sono rappresentate istituzioni centrali, regionali e locali, i dipendenti e alcune personalità indipendenti. Per ottenere risultati positivi nel progettare e gestire una rete integrata di trasporto, è necessario l’apporto di molti poteri e ompetenze. L’autarchia di Roma sull’ATAC va invece in direzione opposta, e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

Eppure la domanda di mobilità urbana rappresenta un bacino enorme, con una disponibilità a pagare anche superiore all’attuale, purchè il sistema funzioni. In Italia, su 102 milioni di spostamenti giornalieri ben il 46% riguarda i perimetri locali (2-10 km.) e un ulteriore 23,5% quelli di medio raggio (10 -50 km.), gran parte di pendolari. Nelle grandi città il 71% degli spostamenti motorizzati, secondo l’Isfort, avviene in auto o scooter, mentre ai mezzi pubblici resta una quota di appena il 29%. Il mito dell’auto ci portava negli anni del boom a rifiutare il tram. Oggi, invece, la civiltà di una metropoli si misura sulla capacità di spostare grandi masse in treno, in metropolitana o in autobus. Per questo è urgente che aziende come l’ATAC escano dal vorace controllo della politica clientelare.

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