Giro di boa sulle infrastrutture…cantieri più vicini con le nuove semplificazioni

di Giuseppe Roma.
E’ un’ottima notizia apprendere che nei prossimi giorni verrà impegnato il 92% dei 62 miliardi previsti dal PNRR e dal Fondo complementare per gli investimenti in infrastrutture. Si tratta d’interventi prevalentemente ferroviari, in gran parte compresi nel Contratto di programma delle Fs, approvato in luglio, ma anche di opere affidate a regioni ed enti locali. Il corposo allegato al PNRR prevede una serie di misure preliminari che a Bruxelles ritengono indispensabili per l’attuazione del programma. Con le misure varate ieri dal consiglio dei ministri di accorciamento dei tempi di approvazione parlamentare del piano d’interventi ferroviari, di semplificazione dell’iter progettuale e delle valutazioni ambientali, il Ministero delle Infrastrutture ha concluso positivamente questa indispensabile revisione procedurale. Ora si apre la fase attrattiva che porterà entro breve all’avvio dei cantieri, almeno per quanto riguarda il pacchetto più corposo e importante delle opere ferroviarie. Leggere la Missione 3 del PNRR destinata alle infrastrutture per la mobilità sostenibile, fa sognare. Collegamenti ferroviari con l’Europa, estensione delle tratte ad alta velocità verso il Sud, connessioni diagonali, linee regionali, nodi ferroviari, stazioni e poi logistica integrata, porti e anche altro. Un piano in gran parte condivisibile, ma assai impegnativo che implica una svolta da parte degli enti attuatori. La sfida senza retorica è quella di ripetere il salto di qualità operato con il primo piano autostradale o quello più recente dei treni ad alta velocità. Le difficoltà non vengono solo dalle procedure e dalla burocrazia, ma, come ha giustamente ribadito il ministro Giovannini dalla scarsa disponibilità dei progetti pronti per essere eseguiti senza intoppi.

Più in generale, le forze politiche non hanno una visione territoriale dello sviluppo. Ci si accapiglia sui bonus, sulla spesa sociale, sugli ammortizzatori, ma non c’è un serio dibattito su come rispondere alle sfide del futuro attrezzando opportunamente il sistema insediativo. Le infrastrutture sono capitale fisso sociale, noi preferiamo le rendite flessibili individuali. Eppure avremmo un’altra Italia se da qui al 2026 potessimo completare la metro a Roma, collegare Torino a Parigi e Londra, popolare di treni ad alta velocità una delle tratte più intensamente utilizzate come la Milano-Padova. E poi, grazie al completamento del terzo valico, se potessimo proiettare il porto di Genova verso l’Europa centrale, e, con il tunnel del Brennero, la Motor Valley emiliana verso la Germania. E, insieme a questo pacchetto di opere da tempo in attesa di essere ultimate, agganciare per ora Napoli a Bari e Lecce, preparando l’ulteriore allungamento dell’alta velocità verso Sud. Molti metterebbero la firma anche solo per la metà di tutto questo.

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