Infrastrutture a rischio obsolescenza

di Giuseppe Roma.

Continua il blocco delle autostrade liguri per i cantieri di manutenzione e messa in sicurezza delle gallerie, un programma cui non è estraneo il terribile shock del ponte Morandi (e le decine di tecnici rinviati a giudizio).Con l’avvicinarsi delle elezioni comunali, molte grandi città, a partire da Roma, si sono popolate di asfaltatrici e schiacciasassi, per rimediare in extremis alla mancanza di cura in cui versano le strade cittadine per l’abbandono degli anni precedenti. E quindi: degrado e insicurezza prima, disagi dopo, quando si cerca di recuperare in poco tempo l’inerzia del passato. La gestione e continua manutenzione delle infrastrutture è un problema ricorrente nel nostro paese e non solo. In maniera ciclica dal Regno Unito, al Giappone, agli Stati Uniti i premier hanno denunciato i rischi connessi alla obsolescenza delle infrastrutture.
Solo pochi giorni fa il presidente Biden ha annunciato un grande piano, il “Bipartisan Infrastructure Framework”, che nei prossimi otto anni (due mandati presidenziali e per questo bipartisan) investirà oltre 1.200 miliardi di dollari per creare un sistema di reti “sostenibili, resilienti e adeguate”. Un progetto con forti implicazioni politiche, in quanto finalizzato a creare occupazione stabile e ben pagata, e addirittura punto di svolta “per la democrazia e contro l’autocrazia”. Nei dieci punti che caratterizzano il piano, oltre ai programmi per le reti digitali, l’energia sostenibile, l’acqua, una parte importante (più del 50% della prima tranche) rivestono gli interventi per riparare e ricostruire strade e ponti. L’obiettivo è naturalmente la sicurezza degli utenti, inclusi ciclisti e pedoni, ma anche la messa al riparo delle infrastrutture dai cambiamenti climatici, dagli attacchi informatici e dagli eventi metereologici estremi.
Purtroppo, da noi la manutenzione non è una funzione nobile, non vi si dedicano risorse e personale, non si applicano metodi e tecnologie innovative. Torna utile solo per una rinfrescata elettorale. E’ questo un portato degli interessi prevalenti e forse persino del carattere nazionale. La spinta più forte è verso la realizzazione del nuovo, che coinvolge certamente una filiera più lunga e valori economici più elevati. Ma corrisponde, anche, al nostro essere restii a traguardare il medio periodo, all’essere previgenti, a tenere in ordine i beni comuni. Un’efficienza che implica organizzazione e abnegazione, valori, in Italia, poco spendibili per la politica e la comunicazione.

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