Senza istruzione niente futuro

di Giuseppe Roma.

La crescita lenta del nostro paese non è estranea al basso livello d’istruzione prodotto dalla scuola italiana. Secondo l’ultima rilevazione Pisa dell’Ocse, dal 2012 perdiamo molti punti nella formazione dei quindicenni sia nella comprensione di testi che nelle competenze scientifiche, mentre restano invariate le performance per la matematica. Nella preparzione scientifica addirittura il 58% degli studenti degli istituti tecnici non raggiunge il livello minimo. Le scuole che un tempo hanno rappresentanto una fonte straordinaria di professionalità intermedie di tipo tecnologico, alla base del miracolo italiano, oggi stentano a formare “periti” all’altezza dei livelli tecnici attuali. La crisi dell’istruzione degli adolescenti non è solo un problema italiano, riguarda anche regioni e periferie di grandi paesi europei come la Francia, dove, tuttavia, ad alzare la media contribuisce una maggiore diffusione di scuole secondarie d’eccellenza rispetto all’Italia.

Da noi, ad esempio nella lettura, gli studenti top performer costituiscono poco più della metà della media Ocse (il 5% rispetto al 9%). Crescono, invece, assenze e indisciplina nelle classi delle secondarie, accompagnate dal raddoppio delle ore trascorse dagli studenti su internet: da 2 a 4 ore in media al giorno. Ma forse il risultato peggiore è lo scoraggiamento che questa situazione produce proprio negli studenti migliori, specie se provenienti da famiglie svantaggiate dal punto di vista socio-economico. Sono molto più basse, rispetto ai coetanei europei, le loro ambizioni riguardo ai percorsi formativi futuri (arrivare alla laurea) e, più in generale, ad assumere un ruolo dirigente nella società in cui vivono. Ogni commento è superfluo.

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