Municipium 2012 attraverso la stampa

Municipium 2012 attraverso la stampa

Si riportano di seguito due interessanti articoli che hanno ripreso alcuni dei temi più importanti trattati dal rapporto RUR Censis Municipium 2012. Si tratta di un articolo di Gianluca Nicoletti uscito su “La Stampa” venerdì 14 dicembre, e dell’editoriale di Aldo Grasso per il magazine “Sette” del “Corriere della Sera” del 31 dicembre. Si parla ovviamente di tecnologia ma anche di mobilità e sostenibilità.

Se i laureati non vanno alla posta

 

di Gianluca Nicoletti

Il Censis finalmente ci rassicura sul fatto che non siamo proprio tutti analfabeti digitali, come noi stessi spesso amiamo dipingerci. È giusto rallegrarci, vorrà dire che, almeno in questo campo possiamo smettere di flagellarci. È chiaro che anche se fossimo formidabili praticanti della Rete, non saremmo certo affrancati da molte delle nostre fisiologiche angustie culturali. Di fatto dobbiamo considerare di avere un’occasione per metterci in gioco con qualsiasi altra realtà raggiungibile oltre i confini del nostro strapaese, fisico e mentale. Il sintomo era già chiaro quando il primo giorno di censimento a ottobre 2011, si videro crollare i server dell’Istat, per l’afflusso non previsto di chi voleva compilare il questionario on line. Un’imprevista familiarità a usare gli strumenti informatici che oggi ci conferma il Censis quando dice che, almeno nelle città medio grandi, il 66,2% delle abitazioni è in Rete grazie all’Adsl, nel 44,4% c’è il Wifi domestico. É chiaro che ormai Internet non è più quella porta misteriosa che permetteva, solo a chi avesse esoteriche competenze, di non muoversi in un mondo pieno di tentazioni e pericoli. Qualcuno obietterà che noi 1a Rete la usiamo soprattutto per compulsivi meeting, attraverso i social network, o peggio, per alimentare nostre colpevoli derive quali il gioco d’azzardo. È fuori dubbio che comunque stia emergendo anche una concreta capacità nel riconsiderare molte delle fatali ritualità in cui bruciavamo una gran parte del nostro tempo, Quasi 1a metà (48%) di noi animali urbani ha scoperto la domiciliazione bancaria delle utenze domestiche, Solo una parte minima (28%) dei laureati si presta ancora a far file all’ufficio postale, mentre il grosso (78%) di chi ancora ama questo passatempo ha la sola due’ licenza elementare. E proprio dal mutare delle liturgie quotidiane che s’intuisce quanto stiamo abbassando il livello d’attrito con il vecchio mondo concreto. Essere digitalmente evoluti significa anche saper evitare le antiche e massacranti ordalie metropolitane.

LA STAMPA

venerdì 14.12.2012

 

 

 

 

 

Condannati a essere pendolari

 

di Aldo Grasso

«La città è ben lontana dal morire o dal declinare, ma non vi è dubbio che la città che ci è stata tramandata dalla storia di due secoli di urbanesimo industriale si stia trasfigurando radicalmente. Anzi, si è già in tal misura modificata da rendere la nuova forma urbana profondamente contraddittoria con l’idea di città che ci è tuttora familiare». Così Guido Martinotti, inMetropoli. La nuova morfologia sociale della città (Il Mulino, 1993). Martinotti, scomparso a Parigi il 5 dicembre 2012, è stato uno dei maggiori esponenti della sociologia urbana e le sue analisi sulle dinamiche della trasformazione metropolitana restano ancora oggi fondamentali. Dalla vecchia definizione della città come intreccio di relazioni tra residenze e attività, si deve passare a una definizione più complessa.

Ma che dire di fronte a numeri impressionanti forniti da una ricerca del Censis? Dal 2007 a oggi ci sono un milione di pendolari in più. I pendolari in Italia sono 14.195.000, pari al 23,4% della popolazione con più di 14 anni. Il numero delle persone che si recano ogni giorno, per lavoro o studio, in un comune diverso da quello di residenza è in forte crescita. Il Rapporto Censis, di fronte a un simile e per tanti versi inaspettato aumento, stigmatizza “lo storico ritardo del Paese sul fronte dell’organizzazione della mobilità umana e regionale”. Tra l’altro, alla crescita del pendolarismo corrisponde una crescita dell’uso di auto e moto perché il trasporto pubblico non soddisfa più i bisogni della popolazione in movimento.

Ma non ci avevano spiegato, anni fa, che con le nuove tecnologie sarebbe aumentato il lavoro a km zero? Non ci avevano detto che fra i nuovi abitanti delle metropoli (residenti, pendolari, city users, metropolitan businessmen, secondo la classica divisione di Martinotti) i pendolari sarebbero diminuiti?

La ristrutturazione del lavoro dall’industria al terziario e i nuovi usi del tempo libero hanno influito profondamente sull’organizzazione delle città, spesso a discapito dei residenti che, tra l’altro, si devono sobbarcare tutte le spese della fiscalità comunale. Per esempio, a Milano, siamo in presenza di migliaia e migliaia di persone che lavorano 5 giorni la settimana, usando la città, ma che pagano le imposte (comunali ed erariali) ai comuni di residenza.

CONTRADDIZIONI METROPOLITANE. C’è anche un aspetto psicologico di cui non si tiene mai conto: ogni mattina nelle grandi città sbarcano persone sempre arrabbiate per i ritardi o le code, sempre scontente per la calca, sempre imbestialite per i disservizi, e gli effetti di questa condizione psichica producono seri effetti sul lavoro. Il mondo è diventato più piccolo grazie all’information technology e ai trasporti, ma le contraddizioni delle metropoli diventano sempre più grandi, sempre più drammatiche.

SETTE, IL CORRIERE DELLA SERA

31 dicembre 2012

http://www.corriere.it/sette/editoriali/grasso-aldo/2013-01-pendolari_c7bf5900-5342-11e2-9db6-5f0af8902a56.shtml

 

 

15 Gennaio 2013

 

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