Le nuove grandi opere nella Capitale da qui al 2020

Coordinate per lo sviluppo

Realizzato dal Censis per conto del Comitato Locale UniCredit Group e Camera di Commercio di Roma il “Masterplan per la crescita dello spazio metropolitano romano”

 

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Il 21 novembre, presso la sede della Camera di Commercio di Roma, è stata presentata, la ricerca Censis “Coordinate per lo sviluppo. Il Masterplan per la crescita dello spazio metropolitano romano”.
Lo studio illustra i 47 progetti per infrastrutture e grandi attrezzature metropolitane, che saranno realizzati entro il prossimo decennio a Roma e che richiederanno un investimento complessivo pari ad oltre 21 miliardi di euro.
In un contesto in crescente evoluzione come quello dell’area romana, questo consistente numero di interventi produrrà importanti effetti di mutamento sul territorio, da un lato generando una distribuzione spaziale più equilibrata delle funzioni terziarie e dall’altro incrementando quella dote di attrezzature a carattere metropolitano necessaria sia ad accrescere il ruolo internazionale della nostra Capitale che a migliorare la qualità della vita per cittadini e city users.
Dei suddetti 47 interventi censiti, 8 risultano in via di ultimazione, 19 in esecuzione o in fase di progettazione esecutiva, e per i restanti 20 si stanno realizzando progetti preliminari e studi di fattibilità.
Per quanto concerne la copertura dei finanziamenti, ad oggi risulta essere pari a circa l’85% del totale, per la maggior parte attraverso risorse provenienti dagli enti locali e dallo Stato centrale.

Per maggiori dettagli è possibile visionare l’abstract della ricerca, cliccando qui sotto.

Abstract ricerca “Coordinate per lo sviluppo. Masterplan per la crescita dello spazio metropolitano romano”

 

 

 

22 Novembre 2007

 

 

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E’ disponibile, pubblicato da Franco Angeli, il nuovo volume Rur-Censis sul tema della Pianificazione strategica in Italia

 

Strategie per il territorio

 

Il libro offre alcune riflessioni ciritiche sulle pratiche di pianificazione strategica assieme ad un quadro riepilogativo delle esperienze italiane

 

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Le riflessioni teoriche degli ultimi anni sul tema della pianificazione strategica hanno trovato riscontro, in Italia, nella diffusa sperimentazione di pratiche innovative per il governo del territorio, per effetto sia di uno spontaneo scambio di esperienze, ma anche ad opera di incentivi finanziari da parte dello Stato centrale e delle regioni.
Quali sono i motivi alla base di un successo così rapido? Quali le reali capacità di innovazione, e quali le maggiori criticità dell’approccio strategico nelle politiche di governo del territorio?
La prima parte del volume cerca di rispondere a questi interrogativi, verificando la capacità dei piani strategici attuati in Italia, di veicolare una nuova cultura della pianificazione territoriale.
In questa sezione sono presentate alcune tabelle che illustrano il quadro riepilogativo di tutte le esperienze di pianificazione strategica censite in Italia al 2007: oltre 70 piani che coinvolgono più del 30% della popolazione nazionale.
La seconda parte del volume propone una riflessione critica su alcune esperienze in corso legate alle politiche di sviluppo di regioni e comuni, presentate a Venezia nell’ambito dell’evento di marketing urbano Urbanpromo 2006.

 

 

 

20 Novembre 2007

 

 

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Con il Consiglio Strategico del 3 Luglio è terminata l’attività dei Tavoli tematici di lavoro del Piano Strategico

 

Pescara scommette sul suo futuro

 

Rur-Censis sta svolgendo assistenza tecnica alle attività del Piano strategico di Pescara.

 

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Pescara è una delle città italiane che negli ultimi anni hanno mostrato maggiore dinamicità. La scelta dell’Amministrazione di intraprendere la strada del Piano Strategico è la conferma di una forte intenzionalità di mettere a fuoco e consolidare una prospettiva condivisa di sviluppo.

La RUR assieme alla Fondazione Censis ha ricevuto l’incarico da parte del Comune di Pescara di collaborare alle attività di costruzione del Piano Strategico della città. Attraverso questo processo si è tentato di definire, insieme alle forze attive della città, una visione al futuro di Pescara, delle sue prospettive di crescita di medio periodo a partire dalla sua collocazione attuale e soprattutto delle sue vocazioni specifiche.

L’elaborazione collettiva si è andata progressivamente definendo e affinando attraverso i lavori del piano: dopo una prima fase di ascolto nella quale sono stati contattati e coinvolti una serie di attori e stakeholders della città (luglio 2006), è partita un’attività di confronto (consiglio strategico, tavoli di lavoro) che ha portato all’individuazione delle vocazioni su cui puntare, di un’idea condivisa del futuro della città e ad una prima selezione delle principali azioni e progetti a rilevanza strategica (luglio 2007).

Il tema di fondo su cui si è andata sviluppando il confronto in questo anno di lavoro è stata la centralità della dimensione relazionale, vero punto di forza per Pescara ma anche terreno da presidiare a vari livelli e su cui è necessario un coinvolgimento attivo dei diversi attori della città ed investimenti collettivi di progettualità.

Con la riunione del 3 luglio 2007 si è conclusa l’attività di lavoro dei tavoli tematici, i cui risultati sono riassunti in un documento di sintesi che riassume la visione al futuro di Pescara, gli obiettivi strategici e gli assi di intervento che la sostanziano (per visionare il documento cliccare sulla parola attiva).

Documento di sintesi – 3 luglio 2007

Per visionare i documenti di lavoro cliccare sulle parole attive

Il percorso del Piano Strategico

Primi elementi di Vision

Dossier per il Tavolo 1

Dossier per il Tavolo 2

Dossier per il Tavolo 3

Dossier per il Tavolo 4

Presentazione illustrativa dei Tavoli di lavoro

 

 

 

Qui di seguito è possibile visionare i rapporti delle riunioni dei tavoli tematici di lavoro che si sono tenute a Pescara nei mesi di maggio e giugno del 2007.

Resoconto del Tavolo 1

Resoconto del Tavolo 2

Resoconto del Tavolo 3

Resoconto del Tavolo 4

 

 

 

 

11 Luglio 2007

 

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Il territorio produttivo del Quadrilatero centrale

 

Sono Lazio, Umbria, Marche ed Abruzzo le realtà produttive che, pur nelle loro differenze, sono accomunate da una reazione molto simile al contesto competitivo proposto dalla mondializzazione, rappresentando al meglio l’attuale fase di espansione economica del nostro Paese.

 

di Giuseppe Roma, Segretario Generale Rur e Direttore Generale Censis

 

Il Quadrilatero delle regioni del Centro Italia costituisce il territorio produttivo che meglio rappresenta l’attuale fase espansiva dell’economia, in progressione da diciotto mesi, ma ancora non segnata dai tratti di un vero boom. Regioni come il Lazio, l’Umbria, le Marche e l’Abruzzo, a differenza di quelle del Nord Est, non hanno interpretato la sfida dei mercati come semplice decentramento nelle aree a minor costo, ma hanno colto l’impellente necessità di un profondo cambiamento nell’ organizzazione aziendale, finalizzata a inventare nuovi prodotti e creare uno stabile insediamento anche commerciale all’estero.
Al di là degli aspetti strutturali di tipo strettamente economico, la chiave del successo va anche ritrovata nella capacità di coltivare il gene dell’impresa senza distruggere l’istinto comunitario. Un bilanciamento che nell’articolazione multicentrica (dai poli urbani alle tantissime piccole città), tipica del quadrilatero centrale, ha finito per smorzare sia gli eccessi di protezione pubblica che la forsennata competizione individualistica. Persino una certa flessibilità delle amministrazioni regionali, ha offerto maggiore cittadinanza e libertà di movimento all’iniziativa degli imprenditori, non sempre riscontrabile nel monolitismo di altri modelli politici al di sopra e al di sotto del Po.
Questo importantissimo trancio d’Italia, compreso fra Nord e Mezzogiorno, si trova nella splendida condizione di essere certamente uno dei territori meno densi e congestionati, con le più elevate qualità naturalistiche, il più prezioso patrimonio architettonico e artistico, ma al tempo stesso territorio diffusamente manifatturiero, produttivo e in piena fase di reinvenzione del modello d’industrializzazione costruito nei decenni passati. Il tutto capitanato da una metropoli globale come Roma, che ha scommesso sull’innovazione e sull’ economia dell’ avvenire: media, audiovisivo, telecomunicazioni, informatica, industria culturale, eventi e turismo, alta formazione, sanità, ingegneria e costruzioni. In complesso ULMA (Umbria, Lazio, Marche, Abruzzo) conta poco più di 9 milioni di abitanti, quattrocentomila in meno della Lombardia, ma con una densità pari alla metà del territorio lombardo, 196 abitanti per kmq contro 397. E tuttavia produce un valore aggiunto di ben 214 miliardi di €, un ordine di grandezza non lontanissimo dai 270 miliardi della più popolata Lombardia.
Fra il 2000 e il 2006 le imprese industriali dell’area sono cresciute del 16%, quelle terziarie del 13%, valori significativamente superiori alla media nazionale. Nello stesso periodo le esportazioni sono cresciute in termini reali del 9%, con punte del 34% nelle Marche e del 21% in Umbria. Quattro realtà complementari, che se organizzassero meglio le relazioni reciproche, integrandosi, potrebbero rappresentare uno dei territori leader dell’economia italiana.

Nel file in allegato si esamina in dettaglio l’articolazione di ULMA. Per visualizzarlo è sufficiente cliccare sulla parola attiva.

Le caratteristiche dei territori di ULMA

 

 

 

 

25 Giugno 2007

 

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Il disagio di vivere in affitto

 

Il Censis, il Sunia e la CGIL hanno realizzato negli scorsi mesi un’indagine diretta presso un campione di 5.000 famiglie in affitto, i cui risultati, rappresentativi dell’intera realtà nazionale, sono stati presentati il 4 aprile 2007 a Roma presso la Fondazione Censis.

 

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Dopo anni di scarsa attenzione, in cui la questione abitativa è stata relegata in secondo piano essendo data sostanzialmente per risolta, la casa è tornata ad essere un tema caldo del dibattito pubblico. La generale debolezza delle politiche abitative per le fasce medio-basse, la carenza di un’offerta di abitazioni in affitto a prezzi accessibili, l’esiguità del patrimonio di edilizia sociale pubblica ed il suo sostanziale “blocco”, sono alcuni dei fattori alla base della criticità che il problema casa assume nel nostro paese ed in modo particolare nelle grandi aree urbane.
Non vi è dubbio che la crisi attuale riguardi in modo particolare le famiglie a basso reddito che vivono in alloggi in affitto in regime di libero mercato nelle aree metropolitane e che quindi sono state esposte in questi anni al forte incremento dei canoni.
Sono 4 milioni e 180 mila le famiglie che vivono attualmente in affitto in Italia, pari al 18,7% delle famiglie (erano il 20,3% nel 2004), sono una minoranza rispetto ai proprietari di case e non hanno vita facile, soprattutto nelle grandi città. In Europa la percentuale di famiglie in locazione supera anche il 40% e quindi siamo agli ultimi posti.
I prezzi degli affitti (quelli proposti a chi cerca un alloggio sul mercato) sono cresciuti negli ultimi anni in maniera considerevole nel nostro paese, in modo particolare nelle grandi aree urbane. Se si considera l’andamento dei valori negli anni successivi alla riforma degli affitti, quindi nel periodo 1999-2006, si è registrato un incremento del 112%. Un fenomeno generale che ha avuto le punte più alte nelle grandi città e in particolare nel centro Italia (per gli alti valori di Roma e Firenze), dove i canoni di mercato hanno continuato a salire in misura più rilevante anche negli ultimi quattro anni determinando un incremento complessivo del 128% nello stesso periodo. I prezzi di mercato in alcune grandi città italiane del centro nord risultano in linea o addirittura superiori a quelli di alcune città europee.
Il Censis, il Sunia e la CGIL hanno realizzato negli scorsi mesi un’indagine diretta presso un campione di 5.000 famiglie in affitto, i cui risultati, rappresentativi dell’intera realtà nazionale, offrono un quadro aggiornato su diversi aspetti di questo comparto.
Riguardo al canone pagato dalle famiglie in affitto, l’indagine ha rilevato un valore medio nazionale, nel settore privato, pari a 440 euro mensili (una precedente indagine del Sunia del 2003 indicava un valore medio nazionale pari a 387 euro al mese). Si tratta di un valore medio nazionale dei canoni in essere (e non dei prezzi oggi sul mercato di chi ricerca un alloggio in affitto), rispetto al quale si registrano variazioni considerevoli sul territorio: nel settore privato i valori massimi sono nelle regioni del Centro (580 euro/mese), quelli più bassi al sud (376 euro/mese); nel nord-est il canone medio è pari 454 euro/mese, contro i 426 euro/mese del nord-ovest. Valori molto più elevati si registrano nelle città con più di 250.000 abitanti: 600 euro/mese, un valore del 53% più alto di quello medio registrato nei centri più piccoli.
Il disagio di vivere in affitto si misura anche in relazione al reddito delle famiglie: il 76,4% ricade nella fascia di reddito sotto i 20.000 euro, il 20% tra i 20.000 ed i 30.000 euro, e solo il 3,5% dichiara di avere un reddito familiare superiore ai 30.000 euro. Nelle grandi città, dove i canoni sono molto più alti, sono più ampie proprio le fasce più basse: le famiglie in affitto con reddito sotto i 10.000 euro sono il 24,5% contro il 18,1% dei centri con meno di 250.000 abitanti.

 

Per visionare il testo completo della ricerca cliccare sulle parole attive

 

Vivere in affitto

 

 

06 Aprile 2007

 

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Il Veneto al “giro di boa”

 

La Regione Veneto sta mettendo mano, a vent’anni di distanza, al nuovo Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC).

 

di Stefano Sampaolo, ricercatore Censis

 

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La redazione del Piano Territoriale Regionale rappresenta un momento importante per fissare, in un ottica di rinnovamento, alcuni grandi obiettivi di assetto spaziale e di uso delle risorse in una logica che partendo dalla profonda modificazione degli scenari in cui è inserita la regione, dalla presa d’atto delle rilevanti trasformazioni che hanno riguardato la società veneta e dell’evoluzione dello stesso bagaglio culturale della pianificazione territoriale, sappia guardare in avanti. Oggi il PTRC quindi deve avere non solo una dimensione normativa, ma anche un’anima strategica, capace di territorializzare le prospettive di sviluppo economico e sociale.

Il nuovo PTRC, attraverso una serie di innovazioni normative e di progetti bandiera, mira ad accompagnare, dal punto di vista dell’organizzazione spaziale, una società che sta compiendo uno sforzo importante per adeguarsi ai mutamenti strutturali legati alla competizione economica (centralità dell’innovazione), ai nuovi trend demografici (invecchiamento, immigrazione), all’apertura allo spazio europeo, ma anche alla necessità di adottare un modello più sostenibile. Pertanto nel “riqualificare il proprio sviluppo” si pone l’obiettivo di interpretare i bisogni e le domande di qualità e identità degli spazi di lavoro e di vita, di efficienza e sostenibilità della mobilità collettiva, di tutela e valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio.

E’ improponibile pensare al futuro del Veneto in termini di pura continuità coi modelli di sviluppo del passato; al contrario la principale discontinuità ricercata è quella che riguarda la centralità dei fattori qualitativi dello sviluppo, perseguendo da un lato il benessere e la qualità del vivere e dall’altro l’innovazione produttiva ed il mantenimento di un’alta e buona occupazione.

Nel fare ciò non va dimenticato peraltro che il territorio veneto non è solo l’esito degli ultimi cinquant’anni di un accelerato sviluppo produttivo ed insediativo, ma della stratificazione plurisecolare di valori culturali legati al suo utilizzo, in parte ancora leggibili: un tale mutamento di paradigma rivolto all’affermazione della qualità delle trasformazioni non può quindi che valorizzare quegli elementi peculiari che ne costruiscono l’identità.

In relazione a tali macro-obiettivi e in rapporto al territorio, la sfida della qualità come obiettivo socialmente condiviso si deve declinare su alcune fondamentali linee di lavoro, certamente impegnative, quali:

  • un riorientamento delle politiche di sviluppo in chiave di spazio europeo, in un contesto che vede su alcuni temi dilatarsi gli ambiti geografici di riferimento e perdere progressivamente di significato i vecchi confini;
  • un impegno a tutto campo per tutelare risorse territoriali fondamentali e irriproducibili, in un contesto che tende a consumarle e/o a degradarle rapidamente (si pensi allo spreco di suolo);
  • la valorizzazione di un fondamentale fattore distintivo del modello veneto, quale il policentrismo urbano, con una logica di rete, tenendo conto che nel contesto competitivo nazionale ed internazionale certamente conta anche disporre di masse critiche adeguate;
  • una spinta alla riorganizzazione del sistema della mobilità e dei trasporti in una direzione di maggiore sostenibilità, in un contesto in cui oggi da un lato vi è un’elevata dispersione di aziende ed insediamenti abitativi, e dall’altro vi è una tendenza alla crescita degli spostamenti erratici legati soprattutto al tempo libero;
  • la strutturazione di centralità urbane capaci di strutturare e dare identità in un contesto “arcipelago” che ha negato il consolidarsi di gerarchie urbane e territoriali.

Qui in allegato il testo completo del Contributo Censis al seminario che si è tenuto ad Asiago il 2 marzo 2007.
Per visionarlo cliccare sulla parola attiva.

Il nuovo PTRC del Veneto – Contributo Censis

 

 

08 Marzo 2007

 

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Dal seminario alla Sapienza emergono importanti riflessioni sul futuro assetto del territorio romano

 

Nuovi scenari per le trasformazioni della Capitale

 

Il 16 gennaio 2007, nella Facoltà di Ingegneria della Sapienza di Roma, si è tenuto il seminario promosso dal Centro Studi e Ricerche “I Futuri della città” dal titolo “Scenari per Roma del XXI secolo”.

 

di Silvia Cataldo

 

L’iniziativa è nata dall’esigenza di mettere a confronto le ipotesi e gli scenari socio-economici sul futuro della città, derivanti da ricerche e studi di diversa provenienza, con l’assetto territoriale previsto dal Nuovo Piano Regolatore.
Nella giornata sono intervenuti alcuni tra i maggiori esperti, studiosi e ricercatori della città di Roma che per la prima volta si sono trovati allo stesso tavolo per confrontarsi sul futuro della Capitale. Fra le tematiche affrontate: il nuovo assetto policentrico prospettato dal Nuovo Piano attraverso gli interventi delle 18 Centralità, la sempre critica condizione della mobilità nelle aree centrali della Capitale, l’inserimento degli immigrati. Nel pomeriggio è intervenuto anche Giuseppe Roma, direttore del Censis e Segretario Generale della RUR.
La giornata è stata anche l’occasione per esporre i primi risultati della ricerca svolta dal Centro Studi “I futuri della città” nell’ambito delle attività del CISR, sulla possibile distribuzione della popolazione sul territorio di Roma nei prossimi anni, valutata in base ad alcuni fattori derivanti dall’assetto socioeconomico e territoriale della città.

Qui in allegato la relazione al convegno, per scaricarla cliccare sulla parola attiva.

Relazione al Seminario “Scenari per Roma del XXI secolo”

 

 

 

 

31 Gennaio 2007

 

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www.dau.uniroma1.it/futuri

 

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Dimensione europea e governo del territorio: due giornate di lavoro a L’Aquila

 

Piattaforme transregionali e Piani strategici costituiscono i materiali di lavoro del Convegno, tenutosi a L’Aquila il 19 e 20 Gennaio scorsi, che ha fornito un’interessante occasione di confronto tra diversi saperi e competenze.

 

di Benedetta Chiarelli

 

Il Convegno, organizzato da alcuni Assessorati della Regione Abruzzo, dal titolo “Piattaforme transregionali e Piani strategici delle città” pone l’attenzione su due temi centrali nell’attuale dibattito urbanistico: le Piattaforme Territoriali strategiche individuate dal Ministero delle Infrastrutture (DiCoTer), intese come stimolo ed opportunità per le Regioni di elaborare loro ipotesi interpretative del territorio, ed il ruolo delle città, che soprattutto attraverso l’esperienza dei Piani strategici vengono identificate come luoghi di concentrazione delle potenzialità e delle eccellenze, motori dello sviluppo territoriale in chiave competitiva.

Il tema della competitività, insieme a quello della cooperazione e della coesione, è stato più volte ripreso nell’ambito delle due giornate di lavoro: essere competitivo per un territorio vuol dire non solo garantire un buon livello di qualità della vita, ma anche di inclusione sociale, di infrastrutture per la mobilità, di servizi a vari livelli, e molto spesso occorre guardare all’area vasta per raggiungere la massa critica necessaria all’agire strategico.

In quest’ottica la governance assume un ruolo fondamentale: saper mettere in relazione territori ed attori diversi, soggetti economici ed istituzionali, e quindi trovare gli strumenti giusti per una governance multilivello, rappresenta la sfida più grande per lo sviluppo di un territorio. Occorre tra l’altro mantenere sempre definite le specificità dei luoghi, non perdendo mai di vista la complessità dei territori.

Per visionare la relazione al convegno cliccare sulle parole attive.

Relazione al convegno “Piattaforme transregionali e Piani strategici delle città”

 

24 Gennaio 2007

 

bt_link.gifwww.regione.abruzzo.it

 

 

 

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