Cittadini più digitali ed ecologici, ma in Italia le città non si modernizzano

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Il Rapporto “Municipium 2012 – Per le TeknoCittà. Comportamenti sociali più avanti dell’organizzazione urbana” realizzato dal Censis e dalla RUR (presentato a Roma lo scorso dicembre) è basato sui risultati di un’apposita indagine condotta su un campione nazionale di residenti in comuni con più di 10mila abitanti. Al centro dell’analisi vi sono i comportamenti quotidiani dei cittadini rispetto alle tematiche centrali, per la vita urbana, quali la mobilità, i servizi e le tecnologie digitali, la gestione dei rifiuti e l’uso dell’acqua, in una fase in cui la crisi degli investimenti urbani è particolarmente avvertita.

Sebbene, grazie soprattutto all’eredità del passato, le città italiane siano ancora luoghi di straordinaria bellezza ed interesse, il discorso cambia quando si guarda alle performances nell’accompagnare la vita dei loro abitanti. In gran parte dei casi le nostre realtà urbane non sembrano riuscire a garantire alla maggioranza dei propri utenti standard adeguati, in termini di abitabilità e di qualità dei servizi urbani, né la loro attrattività appare legata alla capacità di rinnovarsi.

Tuttavia nei comportamenti di tutti i giorni, alle prese con la quotidiana fatica del vivere in città, sempre maggiori quote di cittadini, grazie alla tecnologia ma anche ad una maggiore consapevolezza, sperimentano almeno parzialmente nuove modalità per semplificare i processi, abbattere gli impatti sull’ambiente, ridurre gli sprechi.

Lo confermano i dati di questa nuova indagine. Le tecnologie, sempre più diffuse anche a livello domestico (il 66,2% delle abitazioni in città è in rete grazie all’Adsl, nel 44,4% c’è il Wifi domestico) stanno cambiando radicalmente gli stili di vita urbani. Basti pensare che più di un terzo dei correntisti (34,2%) controlla online il proprio conto bancario, e che sono sempre meno gli italiani che si recano alle poste per operazioni elementari che si possono sbrigare anche a distanza, come il pagamento delle bollette per le utenze domestiche (gas, luce, acqua). Ormai il 48% degli italiani che vivono in città ha effettuato la domiciliazione bancaria. Forti differenze si riscontrano in base al titolo di studio: solo il 28% dei laureati si reca ancora all’ufficio postale contro ben il 78% di chi ha la sola licenza elementare.

Oltre all’utilizzo delle tecnologie cresce anche la consapevolezza ambientale, come dimostra la dimestichezza degli italiani con la raccolta differenziata dei rifiuti. Più di due terzi degli italiani che vivono in città (il 67,5%) affermano di aver ricevuto adeguate informazioni e di essere a conoscenza delle regole di base, il 20% non ha ancora le idee chiare al riguardo, il 12,5% si dichiara del tutto disinformato. Ma nelle città del Sud ben il 30% dei residenti afferma che non esiste un sistema di raccolta differenziata nel proprio quartiere.

Altro tema cruciale per l’ambiente è quello dei consumi idrici, rispetto al quale gli atteggiamenti sono più contraddittori. Pur a fronte di un grande dibattito sull’acqua pubblica, solo il 47,7% degli italiani che vivono in contesti urbani beve abitualmente l’acqua del rubinetto. Le differenze più rilevanti riguardano la capacità di spesa delle famiglie: nella fascia di livello socio-economico più elevato la percentuale di consumatori di acqua potabile scende al 38,4%, contro il 52,7% nelle fasce economicamente più deboli.

Se in questa fase la riqualificazione delle città segna il passo, notevole è invece l’impegno delle famiglie sul fronte del micro-recupero, anche in chiave di miglioramento delle performance energetiche. Il 9% delle famiglie italiane che vivono in città negli ultimi tre anni ha effettuato un intervento in casa come la ristrutturazione degli spazi interni, la sostituzione degli infissi e degli impianti di riscaldamento o raffrescamento. In quasi il 70% dei casi l’importo della spesa sostenuta è inferiore a 10.000 euro, ma il 23% di chi ha effettuato lavori in casa ha affrontato una spesa compresa tra 10.000 e 20.000 euro.

Cresce peraltro, sul mercato immobiliare, l’attenzione per le case ad elevato risparmio energetico. Tra i cittadini che dichiarano di avere intenzione di acquistare un’abitazione nel 2013, un terzo (il 32,7%) ricerca un alloggio ad elevate prestazioni energetiche (in classe A o B). Per un altro terzo dei potenziali futuri acquirenti (il 33,8%) la ricerca riguarda comunque un’abitazione di media efficienza. Nei centri urbani con una popolazione compresa tra 10.000 e 50.000 abitanti, dove i prezzi degli immobili sono meno condizionati dalla rendita urbana, il tema è centrale: in questo caso la percentuale di persone interessate a un’abitazione ad elevate prestazioni sale al 40%, contro il 25% delle grandi città.

Il tema cruciale dell’organizzazione urbana resta quello della mobilità che ha sempre più carattere sovralocale: dall’indagine emerge che il numero delle persone che si recano giornalmente, per motivi di lavoro o di studio, in un comune diverso da quello di residenza è in forte aumento. I pendolari in Italia sono 14.195.000, pari al 23,4% della popolazione con più di 14 anni; nel 2007 erano 13.149.000, pari al 22,2% della popolazione italiana. Si registra quindi un incremento di un milione di pendolari in cinque anni, che rende ancora più critico lo storico ritardo del Paese sul fronte dell’organizzazione della mobilità urbana e regionale in modo razionale ed efficiente, in particolare sul fronte del trasporto di massa su ferro. A tale ritardo si somma la carenza di quelle infrastrutture complementari necessarie all’intermodalità: basti considerare che a fronte di un 20,7% di cittadini che usa le piste ciclabili esiste un altro 21,4% che desidererebbe utilizzarle se fossero presenti nella sua zona di residenza.

Infine il tema della crisi e della vivibilità urbana. In città, secondo il 70,6% dei residenti, l’evidenza più visibile della fase recessiva è rappresentata dalla chiusura di molti negozi. Ma più della metà (il 51%) segnala anche la diminuzione dei servizi locali (percentuale che al Sud aumenta al 61%). In una fase difficile come quella che stiamo attraversando, la prospettiva di “cambiare aria” sembra essere piuttosto allettante. Ben il 37,8% degli italiani che vivono in città è attratto dalla prospettiva di vivere in un’altra realtà urbana, anche all’estero. Nella fascia d’età 30-44 anni si registra la disponibilità a trasferirsi di ben il 55% dei cittadini e tra i giovani (18-29 anni) si arriva al 69%. Del resto oggi il trasferimento anche temporaneo all’estero non è più solo una prospettiva teorica, ma una realtà diffusa in molti ambiti. Il 12,7% dei cittadini ha un componente della famiglia che negli ultimi tre anni ha vissuto per più di due mesi all’estero.

In conclusione lo spaccato offerto dall’indagine segnala l’emergere di comportamenti innovativi e disponibilità dei cittadini verso una modernizzazione della vita urbana cui fanno riscontro la lentezza, le difficoltà e la carenza di pianificazione con cui si modifica la città fisica.

Inoltre si rilevano profondissimi divari tra fasce sociali e tra aree del paese: innovazione tecnologica e attenzione agli impatti ambientali sono infatti oggi assai più diffusi negli stili di vita dei ceti elevati e a maggior tasso di istruzione, mentre dal punto di vista territoriale per gran parte delle tematiche si conferma una rilevante distanza tra il Sud ed il resto del Paese.

 

 

15 Gennaio 2013

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