Barcellona 2030: un progetto di “inquartieramento”

Colloquio con Vincent Guallart, architetto capo del Comune di Barcellona

Vincent Guallart, importante architetto catalano e Capo delle strategie urbanistiche della città di Barcellona ha incontrato a Roma i rappresentanti di Città Slow International e della RUR, esponendo il programma cui sta lavorando per delineare  la Barcellona del 2030.

Il tema: gestire una grande città come mosaico di piccole città con non più di 50.000 abitanti. Per organizzare  un quartiere metropolitano come un-piccolo comune è necessario che sia presente un mercato, le strutture sanitarie, le scuole, le attrezzature per lo sport e naturalmente i luoghi di lavoro. Va ricostruito un rapporto virtuoso casa/quartiere/città. Anche perché oggi la casa può essere anche un luogo di lavoro.

Barcellona viene articolata in 10 distretti e 72 quartieri. Attualmente però ci sono solo 42 mercati e 45 centri medici. Le unità amministrative sub-comunali contano attualmente da 25mila a 200mila residenti. L’obiettivo è di organizzare la città in quartieri fra i 35mila e 50mila abitanti.

Quindi, il concetto è di creare una connessione fluida fra locale-urbano-globale. Per far questo bisogna intervenire sulla urban fabric individuando le unità di base per poi definire le connessioni fra essi attraverso urban boulevard. Questi corridoi metropolitani devono essere sede per il trasporto pubblico, i percorsi ciclabili, che devono essere protetti e ombreggiati per poter camminare, avere negozi e spazi pubblici.

In sostanza la grande città si definisce come un organismo articolato in slow neighobourough connessi con grandi boulevard.  Viene creata una nuova rete di trasporto pubblico che unirà i “super blocks” ovvero l’insieme di più isolati.

L’obiettivo è di far circolare il 35% in meno di auto all’orizzonte dei prossimi 15 anni e passare dal 50% di aree destinate ai pedoni al 71%,  pedonalizzando non solo le aree centrali ma anche la periferia della città. Le linee di autobus passeranno dalle attuali 110 a 23 ma  con una tessitura più regolare in orizzontale e in verticale.

Il problema è l’occupazione, ovvero gli spostamenti per lavoro. Ma oggi si può sempre più produrre localmente attraverso il digitale, e l’obiettivo è  di poter occupare i residenti almeno per il 50% nel quartiere di residenza.

Per realizzare tutto ciò e affinchè non sia un disegno tecnocratico e illuministico, si dovrà fare grande attenzione all’empowerment delle comunità locali, che dovranno mostrare il gradimento per tale organizzazione e partecipare a realizzarla.

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