ROMA: UNA NUOVA VISIONE PER RIPENSARE E RIAVVIARE LE TANTE INCOMPIUTE di stefano sampaolo

In una fase come l’attuale avviare nuovi processi di trasformazione urbana, se non alla piccola scala, appare una prospettiva di difficile realizzazione. Tuttavia sarebbe già molto importante riuscire a “raddrizzare” la traiettoria di quelle (non poche) operazioni che, pur già partite, si collocano all’interno di un quadro di complessiva incertezza.

Incertezza legata non solo alle procedure,  alle risorse finanziarie, ai tempi di realizzazione,  ma in molti casi alle stesse funzioni da insediare. E’ evidente che dopo anni di recessione profonda, il significato complessivo di queste trasformazioni oggi è in gran parte da ritrovare, per le mutate condizioni del contesto. Per molti progetti la stessa ragion d’essere ed il lor significato è in discussione.

Roma da questo punto di vista rappresenta un caso emblematico: sono numerosi infatti i progetti lanciati nelle passate stagioni che oggi, per diverse ragioni, sono bloccati, sospesi o incompiuti. Prendiamo il quadrante sud, sud-ovest della città, certamente quello maggiormente interessato da iniziative di trasformazione urbana rilevanti legate prevalentemente al direzionale e alla residenza. Iniziative sia pubbliche che private che si collocano in gran parte soprattutto sull’asse della Cristoforo Colombo, da Piazza dei Navigatori fino all’Eur Castellaccio, asse che presenta delle connessioni importanti con altre aree di trasformazione come l’Ostiense.

In questo ambito i progetti avviati e sospesi non si contano. Partendo dall’Eur: superati i due nuovi grattacieli di Castellaccio (finiti ma ancora semivuoti), troviamo il cantiere dell’Acquario Mediterraneum, in attesa di ripartire dopo due anni di sospensione per mancanza di risorse; a pochi metri le Torri dell’ex Ministero delle Finanze, ormai prive di tamponamenti con i loro scheletri nudi in attesa di nuove soluzioni, dopo l’accantonamento del progetto Piano; più in là la grande teca del Centro Congressi, con la Nuvola ancora largamente incompiuta e che forse sarà completata solo nel 2015. Senza dimenticare l’area abbandonata dell’ex Velodromo olimpico (demolito nel 2008), su cui doveva sorgere la “Città dell’acqua”.

Proseguendo verso il centro lungo l’asse della Colombo troviamo il complesso dismesso dell’ex Fiera di Roma (quasi 8 ettari) per cui si attende di avviare il confronto su un nuovo progetto, ed il (discutibile) palazzo per uffici di Piazza dei Navigatori, finito ma privo di certificato di agibilità (mai realizzate le opere di urbanizzazione previste). Spostandosi quindi verso la Via Ostiense abbiamo l’era destinata all’operazione Campidoglio 2 (non avviata) ed il grande recinto degli ex mercati generali (la “Città dei giovani”) con il cantiere mai realmente decollato ma che ora, a seguito di una rimodulazione complessiva, dovrebbe finalmente partire.

Naturalmente si tratta di vicende diverse, che qui non è possibile ricostruire, ognuna delle quali caratterizzata da iter complessi. Nell’impantanamento di tanti progetti certamente si sommano errori di valutazione e di programmazione, interessi contrastanti, vicende giudiziarie di vario genere, nonché il sopraggiungere della crisi. Cambiate le condizioni economiche generali, in molti casi è stato necessario “rifare i conti”, ridefinire la fattibilità economico-finanziaria delle operazioni per la incerta redditività degli investimenti, le gravi difficoltà finanziarie degli operatori ma anche dei soggetti pubblici.

Tentare di rimettere in piedi progetti bloccati di grandi dimensioni non è certo facile, anche perché precondizione per trovare le risorse è quella di ridefinirne i contenuti, a partire da un’analisi realistica dei possibili vettori di sviluppo, legando le scelte urbanistiche e le opzioni progettuali ad una visione complessiva della traiettoria futura della città. Un elemento che in questi anni è del tutto mancato.

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