Referendum e legge del contrappasso

di Giuseppe Roma

Chiunque ha occasione di frequentare ambienti finanziari ed economici internazionali percepisce, in diretta, la stessa sensazione espressa dall’ambasciatore americano. Le modifiche alla Costituzione, attese da decenni, appaiono come un segnale di svolta, in continuità con i cambiamenti già introdotti su altri aspetti del contesto istituzionale (mercato del lavoro) rimasti a lungo bloccati. Al di là dei contenuti, procedere sulla strada delle riforme fa crescere la fiducia nel nostro paese, in quanto indebolisce il fronte del “no” (alla Tav, alle infrastrutture, alle Olimpiadi, alle scelte chiare etc.) che rappresenta la vera anomalia italiana. Il primato della comunicazione rischia, però, di rendere la presa di posizione americana controproducente, pur se l’affermazione è profondamente vera.

Se tornasse il bicameralismo, il Cnel, lo strapotere delle regioni e il caos elettorale, i già scarsi investitori esteri considererebbero troppo rischioso un paese incapace di rendere meno barocco il proprio sistema regolativo. Il gioco mediatico tende a oscurare una semplice verità, con l’efficace argomento dell’ingerenza straniera. Il fronte del si potrebbe essere indebolito da chi lo supporta. Come D’Alema schierato con il No potrebbe indebolire il fronte dei contrari. E’ la legge del contrappasso.

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