Per fronteggiare le alluvioni … più natura nelle nostre città

di Giuseppe Roma

Si chiama effetto “Stau” (dal tedesco “blocco”) e lo hanno individuato in Germania per essere poi utilizzato correntemente in meteorologia. Gli esperti sono concordi nell’attribuire a questo fenomeno i disastri ambientali che per ben tre volte hanno coinvolto l’Emilia Romagna nell’ultimo anno e mezzo. L’aria calda proveniente da un mare Adriatico surriscaldato, procedendo verso ovest, incontra l’Appennino che fa da barriera, la raffredda e trasforma in precipitazioni rovinose. Il capo della Protezione Civile ha richiamato, a ragione, come soluzione strutturale al problema, la diffusione – a partire dai bambini – di una cultura collettiva rispettosa del territorio e della natura. Nell’attesa che i bimbi divengano adulti, bisognerebbe, tuttavia, operare fin da subito per mitigare gli effetti distruttivi di fenomeni che sappiamo si riproporranno anche in futuro. A Bologna è stato localizzato il Centro Europeo di Meteorologia, che, accoppiato a uno dei computer più potenti del mondo, costituisce un’eccellenza emiliana. Migliorare le capacità previsive e i sistemi di allerta meteo possono, intanto, evitare che le alluvioni provochino vittime, ma più in generale costituire un riferimento obbligato per regolare le scelte localizzative. Sarebbe poi opportuno, nell’ambito degli interventi infrastrutturali, dare priorità all’ammodernamento delle opere idrauliche, almeno nelle regioni, come l’Emilia Romagna che sono classificate ad alto rischio alluvioni. Che senso ha costruire una strada o un ponte, una ferrovia o un parcheggio se poi viene distrutto dalla furia delle acque?

Ma la risposta forse più utile ed efficace riguarda le strategie di pianificazione urbanistica. L’intero territorio nazionale dovrebbe rispettare un obbligo normativo di intervenire con nuove costruzioni solo su aree già urbanizzate, evitando di utilizzare green field, ovvero aree naturali, terreni liberi, suoli in grado di assorbire una quota delle acque meteoriche. Questo è possibile, visto che, nonostante permangano interessi legati alla valorizzazione fondiaria, la stessa economia immobiliare opera ormai prevalentemente nella rigenerazione più che nell’espansione edilizia. Allo stesso tempo, è necessario un maggior impegno per accrescere la presenza della natura in città, attraverso un’attenta cura dei parchi, la progettazione di nuovi, fino a un diffuso reticolo di spazi ed edifici verdi. La competenza urbanistica di regioni e comuni, non esime lo stato centrale dal dettare indirizzi generali per fronteggiare una crisi tanto acuta e costosa. Ma non basterebbero normative legislative, senza un centro propulsivo che accompagni e sostenga questo processo nei territori, come le agenzie esistenti negli altri grandi paesi europei. Una funzione in passato esercitata dal Ministero dei lavori pubblici. Che ora ha cambiato nome e si occupa d’altro.

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