Dare dignità alla capitale d’Italia

di Giuseppe Roma

Su impulso e guida di Domenico De Masi, decano dei sociologi italiani, la Camera di Commercio di Roma ha promosso uno studio sul futuro della capitale (“Roma 2030” edito da Einaudi) e discusso in un dibattito, cui ha voluto presenziare anche il presidente Mattarella. Negli ultimi 10 anni Roma non ha reagito alla crisi inserendosi nel tumultuoso cambiamento dei paradigmi tecnologici che stanno scuotendo mercati e comportamenti globali. Si è, invece, assestata su un’aurea mediocritas, che da un lato ha visto dequalificare la sua base produttiva, ma dall’altro ha aiutato famiglie e persone a sbarcare il lunario. Con lavoretti, pizza al taglio o i 60mila Air B&B, gli Ncc.

Alla fine si è dimostrata una media metropoli adattiva, che con l’inerzia e pur in assenza di politiche efficaci, ha resistito e parato il colpo della turbo-competizione. Il tasso di occupazione fra 2008 e 2018 è aumentato dal 62,6% al 63,8% e si mantiene sopra la media nazionale. Ma il Pil che fra 2000-2008 era cresciuto del 14% battendo Milano, dal 2008 al 2016 ha perso il 5,3%. C’era la crisi ma la metropoli lombarda nello stesso periodo ha comunque realizzato un +1%, e il divario si è rovesciato. Come spesso accade, alla decadenza delle attività economiche si accompagna riduzione di base fiscale locale e peggioramento dei servizi. Nel decennio ’08-’18 l’offerta di posti/Km del trasporto pubblico si è contratta dell’8% (Milano +18,3%), il verde pubblico per abitante da 17 a 15 mq, i parcheggi ogni 1.000 auto circolanti a 7,4 (Milano 20).

Una delle più grandi città europee non può reggere col minimalismo della resilienza soggettiva, che porta inevitabilmente a divaricare pericolosamente le condizioni di vita di un territorio. La forbice dei redditi (dichiarati) vede una differenza fra municipio più ricco e più povero di ben 24mila euro, da 41mila a 17mila euro annui. Per invertire la tendenza è indispensabile che le forze in campo, la classe dirigente romana torni ad agire con maggiore compattezza. La politica richiede maggiori poteri per la capitale. Le imprese più efficienza dell’amministrazione, meno burocrazia, più competenza e rapidità. I cittadini chiedono che la città non sia abbandonata a se stessa, a partire da trasporti e rifiuti. Dieci anni non sono tanti ma se si riuscisse almeno a superare l’aria di abbandono ora dominante, potrebbe tornare il sorriso e l’entusiasmo indispensabile a invertire la rotta, arginando il declino.

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