L’Italia dei piccoli centri da primato europeo

Con 10 milioni di residenti nei centri a bassa densità o rurali, pari al 16,4% del totale, l’Italia è il paese europeo con la più alta incidenza di abitanti che vive in centri a bassa densità abitativa, seguita dalla Francia con 9,2 milioni (13,6%) la Germania, sempre con 9 milioni di residenti (l’11%), la Polonia con 6,3 milioni (il 16,6%), la Spagna con 4,3 milioni (9,2%) e infine il Regno Unito con 3,7 milioni (5,7%). E’ quanto emerge dal rapporto “Slow life, slow city” realizzato da RUR per Cittaslow e in corso di presentazione all’Auditorium del Maxxi di Roma dalle 15.30 alla presenza, fra gli altri, del Sottosegretario di Stato Dorina Bianchi e del Presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci.
Se il mito del “piccolo è bello” non è più adatto ad un mondo sempre più globalizzato, è vero che il modello italiano del buon vivere, tipico dei piccoli centri, può rappresentare un paradigma utile anche per la riqualificazione delle grandi metropoli. Il confronto europeo, mette ben in evidenza come le condizioni di vita nei comuni di ridotte dimensioni presentino fattori di indubbia qualità. Innanzitutto, le condizioni di salute nelle aree a bassa densità risultano migliori in Italia, dove la popolazione con gravi problemi di salute e cronicità è pari al 25,6%, quota che sale in Germania al 40,7%, in Francia al 38,7% e nella media dell’UE al 36%. Anche le condizioni economiche nelle aree con minore concentrazione di residenti sembrano più equilibrate. Scende, infatti, il rischio di povertà almeno in Italia, Germania e Francia con il diradarsi degli insediamenti. Nelle nostre grandi città il 29% dei residenti si trova in bilico riguardo alle capacità economiche, quota che sale al 30% nei centri intermedi, per scendere al 27% nei comuni minori. Ancora più significative sono le differenze in Germania dove si passa da un rischio povertà metropolitano per il 24 % dei cittadini, contro il 17% nelle aree rurali.
Vivere in un piccolo centro ha vantaggi e svantaggi soprattutto per quanto attiene all’ambiente e alla disponibilità di servizi. Risultano abbastanza evidenti le più favorevoli condizioni ambientali dei piccoli centri. Solo il 4,5% dei residenti nei comuni minori ritiene essere un grave problema l’inquinamento dell’aria (contro il 15,8%,delle grandi città). Anche il rumore è praticamente inesistente (lo segnala come un grave problema il 3,3% dei residenti nei centri più piccoli contro il 12,5% dei grandi). Le città sono più pulite e la difficoltà di parcheggio non ha paragoni fra piccole cittadine (6,4% lo ritiene un grave problema) e metropoli (19,5% non lo trova mai). Infine, rifiuti e criminalità, che sono l’incubo delle periferie metropolitane, toccano pochissimo i piccoli comuni (la sporcizia è un grave problema solo per il 5,2%, la criminalità per il 5,8%).

Rapporto Slow life, slow city

Comunicato stampa

Programma DEFINITIVO

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