Il rimbalzo del mezzogiorno, con molte incognite

di Giuseppe Roma

Il Mezzogiorno è uscito dal radar della politica e, da tempo, non costituisce argomento decisivo nella dialettica parlamentare. L’ultimo exploit è stato di tipo assistenziale con l’introduzione del reddito di cittadinanza grazie al quale i 5 stelle hanno fatto il pieno di voti nel 2018. A fronte di un risultato medio del 32%, nel Sud i pentastellati hanno calamitato un consenso senza precedenti con percentuali arrivate al 54% in Campania 1 o 49% in Sicilia2.La DC, pur nella straripante vittoria alle famose elezioni del 18 aprile 1948, prese meno dei grillini, a Napoli il 50% e a Palermo il 46%. Ma almeno il voto del ‘48, nell’ambito della ricostruzione del paese, spinse a un impegno corale per il Sud puntando su riforme, investimenti, infrastrutture, istruzione e case. Grazie alla riserva del 40% a favore del Meridione per tutti gli interventi finanziati con il PNRR, ci troviamo alla vigilia di una potenziale nuova stagione di crescita. La Svimez nel suo rapporto annuale, valuta nel 12% la crescita del Pil meridionale nei prossimi tre anni, meno del Centro-Nord che dovrebbe raggiungere un + 16%. Il divario fra le due macroaree italiane continuerebbe ad aumentare; tuttavia, un rimbalzo del Sud sarebbe un ottimo risultato per l’intero paese. C’è però un’incognita. Il contributo di Next Generation EU a questa performance del Sud viene valutato pari al 58% del maggiore Pil conseguito. È, quindi, determinante l’impiego efficace delle risorse pubbliche, ma sappiamo che le regioni e le amministrazioni meridionali non hanno fin qui brillato nell’utilizzo delle ingenti risorse assegnate in passato.

Bisogna poi aggiungere altri due fattori d’incertezza. Il Sud è oggi più assistito che sostenuto e ciò ha provocato una riduzione del suo apparato produttivo, con un ripiegamento verso livelli tecnologici medio-bassi e un orizzonte di mercato ristretto che gli ha impedito, finora, di cavalcare l’espansione del commercio internazionale. Lo sviluppo del Sud resta poi “zavorrato” da alcune posizioni di svantaggio del contesto entro cui operano le imprese, non ultime le infiltrazioni criminali nell’economia e nelle istituzioni. Non bisogna dimenticare che il personalismo dei governatori ha sempre impedito un colloquio fra le diverse regioni meridionali e un notevole distacco dalle stesse tendenze generali dei rispettivi partiti di appartenenza. Per mettere al sicuro almeno una parte della crescita prevista bisogna che siano realizzati, con la massima celerità ed efficienza, gli interventi pilotati dal centro: la Napoli-Bari e le ferrovie, il digitale, gli interventi per la transizione ecologica. Sperando che almeno quelli funzionino.

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