Il rapporto RUR sul tavolo della Raggi. Roma capitale del lavoro povero

da Corriere.it

C’è un dossier che da sette mesi sta in Campidoglio sulla scrivania di Raggi, «regalo» di inizio mandato da parte della Cisl. E’ della Rur — Rete urbana delle rappresentanze, un centro di ricerca economica e territoriale —, e fotografa la situazione di Roma in una crisi che non si arresta, che in un decennio ha disgregato i poli d’attrazione della città come turismo e ristorazione trasformandoli in punti critici.
Un trend complessivo che in queste settimane spinge colossi come Sky, la Rai o gli Internazionali di tennis a pianificare la fuga da una Capitale che non rispetta gli standard infrastrutturali delle dirette concorrenti. Quindi non Milano che pure ha un piano di sviluppo digitale all’avanguardia, ma le altre metropoli europee. «La sensazione diffusa è che negli ultimi anni Roma sia divenuta sempre più una Capitale dei piccoli lavoretti», dice lo studio che traccia la preoccupante flessione del rapporto qualità-quantità del lavoro. Uno spunto, finora non raccolto, affinché l’amministrazione riuscisse perlomeno ad arrestare il galoppo della crisi. Del resto in dieci anni il crollo è stato verticale: la disoccupazione è passata dal 7,3% del 2005 al 10,7% del 2015, e la differenza la fa il «drastico ridimensionamento del lavoro giovanile» cui l’incremento del lavoro sommerso fa da sinistro contraltare. Un quadro nero, insomma. Soprattutto se il paragone è con Parigi, Londra o Madrid. «Su 100 lavoratori che abitano nella Capitale, solo 16 sono soddisfatti del proprio lavoro. A Londra sono 38, a Parigi sono 30 e 21 a Madrid, altra metropoli colpita dalla crisi eppure con livelli di soddisfazione superiori a quelli romani». Per forza. A parte il contesto di una città spenta, difficile da percorrere, sempre più costosa e complessa sul fronte burocratico, sono i numeri del reddito pro capite ad essere migliore indicatore di quanto i romani soffrano: dal 2009 al 2012 si è registrata una contrazione del 1,7%, da 21.716 a 21.331 euro. Meno 400 euro a fronte di un panorama nazionale rimasto stabile. «La discesa del reddito medio dei romani — conclude lo studio — risente di un deterioramento complessivo delle forme di lavoro». Dice Raggi: «Roma riparte mettendo al centro tagli agli sprechi, legalità, equità e sviluppo». Ma tocca fare presto.

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